Un gruppo di ricercatori del MIT (Massachusetts Institute of Technology – USA) ha scoperto un nuovo meccanismo dell’udito che rivoluziona sostanzialmente le conoscenze sull’orecchio interno. Questo nuovo meccanismo potrebbe essere molto utile non solo per spiegare l’incredibile capacità del nostro orecchio di distinguere con estrema precisione suoni e rumori, ma anche per sviluppare sistemi più efficienti per il recupero dell’udito.
La ricerca, pubblicata qualche giorno fa sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, è stata guidata dal prof. Dennis M. Freeman del MIT che ha evidenziato come la membrana tettoriale (una sostanza gelatinosa contenuta nella coclea) rivesta un ruolo molto più importante di quanto immaginato nel percepire e distinguere i suoni.
La membrana tettoriale è infatti in grado di ricevere e trasmettere impulsi in numerose zone della coclea attraverso particolari onde, del tutto diverse da quelle già conosciute e comunemente associate all’udito.
Per oltre un secolo si è ipotizzato che all’interno della coclea le onde sonore fossero trasformate e condotte attraverso una particolare struttura chiamata membrana basilare, presente nel canale cocleare. Il team di ricercatori del MIT ha invece scoperto che un diverso tipo di onda, tenuto da sempre in scarsa considerazione per la sua particolare conformazione, è ugualmente in grado di trasmettere i suoni. Questa onda agisce sulla membrana tettoriale, una parte della coclea collocata al di sopra delle cellule sensoriali dell’udito deputate a ricevere e trasmettere informazioni al cervello. Secondo i ricercatori del MIT, questo secondo tipo di onda rivestirebbe un ruolo fondamentale nel trasmettere gli impulsi sonori alle cellule dell’udito.
Banalizzando molto, possiamo dire che il nostro orecchio interno è in grado di trasformare meccanicamente le onde sonore in due tipi differenti di onde, caratterizzate da un diverso modo di muoversi nello spazio. Queste onde possono interagire per stimolare le cellule dell’udito e migliorarne la sensibilità, tanto da consentirci di udire suoni molto deboli o disturbati.
L’interazione tra i due tipi di onde sonore, create meccanicamente dal nostro orecchio interno, potrebbe essere la chiave per spiegare l’incredibile fedeltà con cui riusciamo a riconoscere suoni e rumori.
“Sappiamo che l’orecchio umano è estremamente sensibile – ha dichiarato il prof. Freeman – ma non sappiamo ancora quale meccanismo consenta al nostro udito di essere così preciso. La nostra ricerca ha però evidenziato, per la prima volta, un nuovo meccanismo cui nessuno aveva ancora pensato, che potrebbe aprirci nuove strade per risolvere l’enigma dell’udito”.
La scoperta del prof. Freeman e del suo team di ricerca ha evidenziato quanto la conoscenza della struttura intima del nostro orecchio sia ancora da approfondire e studiare. L’inaspettato ruolo della membrana tettoriale nella trasmissione e nel riconoscimento delle onde sonore potrà portare a una nuova generazione di apparati cocleari artificiali, maggiormente sensibili e affidabili, per strappare dall’oblio del silenzio migliaia di persone affette da gravi patologie uditive.