Perché i tubi fluorescenti durano più a lungo delle comuni lampadine?

Filamento incandescente di una comune lampadina [credit: sustainabledesignupdate.com]Una normale lampadina produce luce grazie al principio dell’incandescenza. Ogni volta che accendiamo la luce, la corrente elettrica passa attraverso un sottile filamento di tungsteno collocato al centro del bulbo della lampadina. Il passaggio di corrente surriscalda il filamento, che raggiunge in pochi istanti una temperatura media di 2600°C. Un particolare gas inerte iniettato nella lampadina impedisce al filamento di bruciare e di consumarsi troppo rapidamente, tuttavia l’estremo calore raggiunto causa il distaccamento di alcuni atomi di tungsteno. Questi si condensano all’interno del bulbo e, a poco a poco, lo anneriscono dando l’impressione di aver letteralmente “bruciato” il vetro. Leggi tutto “Perché i tubi fluorescenti durano più a lungo delle comuni lampadine?”

Come si fa un fiammifero? E come funziona?

Un poco di attrito accende la fiamma, ma come funzionano e vengono prodotti i fiammiferi?

fiammiferoIl principale antenato del fiammifero moderno fu creato dal farmacista inglese John Walker verso la fine degli anni Venti del 1800. I primi prototipi funzionavano discretamente bene, ma talvolta non riuscivano a innescare la fiamma. Pochi anni dopo un altro arguto inventore, Charles Suria, perfezionò il funzionamento dei fiammiferi inserendo nella loro capocchia il fosforo bianco. I fiammiferi di questo tipo venivano chiamati solitamente “luciferi” e furono il modello più utilizzato nel corso dell’Ottocento.

I luciferi si accendevano con facilità, ma avevano il terribile difetto di rilasciare gas tossici, rivelandosi mortali. Il fosforo bianco emetteva, infatti, vapori velenosi e una lunga esposizione a questi poteva condurre all’insorgenza di patologie molto gravi e spesso incurabili. Il tasso di mortalità nelle fabbriche che producevano i luciferi era estremamente alto, tanto da indurre nei primi anni del Novecento a bandire la produzione di fiammiferi contenenti fosforo bianco.

Entrato in vigore il divieto, per i fiammiferi si cominciò a utilizzare il sesquisolfuro di fosforo unitamente al clorato di potassio. Lo sfregamento su una superficie ruvida portava la capocchia a scaldarsi repentinamente innescando così la reazione chimica che portava alla produzione della fiamma. Un principio di funzionamento relativamente semplice e potenzialmente rischioso, poiché anche un attrito involontario poteva causare l’accensione del fiammifero e la conseguente generazione di un incendio incontrollato. Leggi tutto “Come si fa un fiammifero? E come funziona?”