Uno schianto da fine del mondo

terraForse non sarà il Sole a determinare la fine della Terra tra qualche miliardo di anni, ma il violento impatto con un altro pianeta del sistema solare. Uno scenario ugualmente poco allettante.

Le ultime simulazioni realizzate al computer suggeriscono infatti che tra 3 o 4 miliardi di anni Venere, forse Marte, possa entrare in collisione con la Terra a causa dell’interazione gravitazionale tra altri due protagonisti del nostro sistema solare, Giove e Mercurio. Del resto, in tempi remoti furono proprio i violenti e disastrosi impatti tra alcuni corpi celesti a formare l’angolo di Cosmo nel quale galleggia placido il Pianeta azzurro. La nostra stessa Luna si sarebbe formata in seguito a un violento impatto che coinvolse la Terra secondo numerosi astrofisici, così come il particolare moto di rotazione di Urano fu determinato da una forte collisione planetaria. Leggi tutto “Uno schianto da fine del mondo”

Il Sistema solare è mancino, forse

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Aminoacidi orientati verso destra e verso sinistra (credit: NASA.gov)

Il nostro sistema solare sembra preferire i mancini, almeno tra gli aminoacidi. A rivelarlo sono due ricercatori della NASA, che hanno da poco svolto un interessante studio sugli aminoacidi ritrovati in alcuni meteoriti con una età superiore a quella del nostro Pianeta.

Da oltre un secolo, gli scienziati sanno bene che gli aminoacidi – i mattoncini che assemblati danno origine alle proteine – possono presentarsi in due specifiche variabili: orientati verso destra (destrorsi) o verso sinistra (sinistrorsi). Per comprendere se gli aminoacidi siano “mancini” o meno occorre osservare come si lega uno degli atomi di idrogeno alla loro struttura chimica. Banalizzando molto, possiamo equiparare l’atomo di idrogeno al pollice, mentre l’intero aminoacido alla mano: a seconda di dove si trova l’idrogeno è possibile stabilire l’orientamento dell’aminoacido. Per ragioni ancora non chiare, tutti gli organismi viventi che popolano la Terra contengono unicamente aminoacidi mancini. Leggi tutto “Il Sistema solare è mancino, forse”

Perché vediamo sempre la stessa faccia della Luna?

Area del polo Nord della Luna (credit: http://www.jaxa.jp)
Area del polo Nord della Luna (credit: http://www.jaxa.jp)

Alcuni giorni fa, chi ne ha avuto la fortuna, ha potuto ammirare come raramente accade la Luna. Il nostro satellite in questi giorni è infatti vicino alla Terra come non lo era mai stato negli ultimi 15 anni; un’occasione per ammirarne la meravigliosa conformazione ad occhio nudo. Nei secoli, il volto della Luna è stato scrutato da poeti, scienziati, marinai… e il nostro satellite, quasi per burla, si è sempre fatto osservare mostrando lo stesso lato. Ma perché vediamo sempre la medesima faccia della Luna?

La motivazione è semplice, ma talvolta appare meno intuitiva di quanto si possa immaginare. La Luna compie una rotazione attorno al proprio asse (ovvero compie un giro completo su sé stessa) in 27 giorni e un terzo, lo stesso tempo che le è necessario per compiere un’orbita intorno alla Terra. Una rotazione un poco più rapida o un po’ più lenta porterebbe la Luna a mostrarsi nel corso del tempo completamente e non solo per metà.

Le rotazioni della Terra e della Luna sono sincronizzate in maniera pressoché perfetta, quasi da sembrare due componenti di un medesimo meccanismo come in un orologio. Leggi tutto “Perché vediamo sempre la stessa faccia della Luna?”

Voyager: le sonde maratonete del Cosmo

Le sonde Voyager, da quasi trent’anni, viaggiano nel Cosmo a distanze ormai siderali dalla Terra. Il 30 agosto di quest’anno, la navicella spaziale della NASA Voyager2 – che ha iniziato la propria crociera nello Spazio nel 1977 – ha raggiunto l’area “termination shock”, il confine in cui le particelle del vento solare da supersoniche vengono rallentate a velocità subsonica. In pratica, ai confini della “bolla” dominata dai venti solari emessi dalla nostra stella.

La sonda spaziale Voyager2 fu lanciata nello spazio il 20 Agosto 1977Questo confine era già stato superato tre anni fa dalla gemella di Voyager2: la sonda spaziale Voyager1. A differenza della sua omologa, Voyager2 ha varcato questo confine in un quadrante diverso, a un miliardo e mezzo di chilometri in meno dal Sole. Ciò farebbe presupporre che la “bolla” di vento solare sia in una certa misura compressa nel quadrante del sistema solare in cui ha compiuto il proprio viaggio la sonda. Le due Voyager hanno, infatti, varcato il sistema solare seguendo due percorsi diversi: Voyager1 verso il nord astronomico, Voyager2 verso sud.

«Ora entrambe le navicelle hanno raggiunto la frontiera del sistema solare. Abbiamo raggiunto un nuovo punto fondamentale nella storia trentennale delle nostre scoperte» ha dichiarato entusiasta Edward Stone, che segue da anni il viaggio delle Voyager dal California Institute of Technology (USA).

Molti degli strumenti a bordo della Voyager2, ancora perfettamente funzionanti dopo trent’anni, hanno rilevato il momento del passaggio al di fuori del vento solare, nel bel mezzo dell’area denominata “termination shock”. Un sensore, in particolare, è stato in grado di registrare velocità, temperatura e densità del vento solare. Nel 2004 gli strumenti di Voyager1 fallirono questa misurazione, portando a un ampio e talvolta confuso dibattito sul momento esatto in cui la sonda avrebbe attraversato la “bolla” creata dal vento solare.

Il viaggio delle sonde Voyager, verso i confini del sistema solare [credit: Wikipedia IT]Grazie ai dati rilevati da Voyager2, gli astrofisici hanno scoperto che le particelle con carica elettrica presenti al di fuori della “termination shock” sono molto più freddi del previsto. Secondo i modelli matematici, le particelle dovevano avere una temperatura intorno al milione di gradi centigradi, invece hanno una temperatura che oscilla “appena” tra i 100.000 e i 200.000 gradi.

Finché la NASA continuerà a finanziare le missioni Voyager, tra le più “antiche” dell’Era spaziale, i ricercatori avranno a disposizione dati fondamentali per comprendere molte delle proprietà del Cosmo. Secondo alcune proiezioni, le sonde Voyager dovrebbero terminare la loro fase di passaggio nell’area di transizione in circa dieci anni, raggiungendo così lo spazio interstellare. Salvo imprevisti, le due navicelle diverrebbero i primi due oggetti creati dall’uomo a uscire completamente dal nostro sistema solare. Un evento di portata storica, oltre che simbolica. I generatori radioattivi con cui si alimentano le Voyager dovrebbero assicurare sufficiente energia elettrica ai sistemi per trasmettere dati anche al di fuori dell’area di transizione, nel Cosmo “aperto”.

Voyager1 è ormai a sedici miliardi di chilometri di distanza dal sole, mentre Voyager2 si trova a circa tredici miliardi di chilometri. E il viaggio continua.