Da tempo i paleontologi cercano di capire con precisione come i primi vertebrati preistorici riuscissero a mantenersi in volo. Ora, un recente studio sembra aver svelato l’arcano, rivelando come gli Pterosauri – vissuti tra i 220 e i 65 milioni di anni fa – sfruttassero le medesime caratteristiche dei volatili dei giorni nostri per volare.
Gli Pterosauri dominarono i cieli del nostro Pianeta durante il Triassico e il Cretaceo. Questi particolari rettili in grado di volare avevano dimensioni molto differenti a seconda delle specie e spaziavano dai più piccoli, grandi quanto un passerotto, agli esemplari più grandi che potevano raggiungere le dimensioni di un aeroplano da turismo.
Dopo averne studiato per decenni l’anatomia, la maggior parte dei paleontologi sembra ormai convenire su un’unica ipotesi: gli Pterosauri volavano sbattendo le ali e non planando. Una teoria che trova numerose rispondenze nelle caratteristiche anatomiche di questi rettili, ma che solleva non pochi interrogativi sulla capacità muscolare e metabolica posseduta da questi animali per librarsi nei cieli preistorici. Sbattere le ali mette a dura prova la muscolatura e richiede un dispendio considerevole di energia.
Determinato a fare maggiore chiarezza, nel corso degli ultimi cinque anni il paleontologo Leon Claessens (College of the Holy Cross di Worcester, USA) ha confrontato le caratteristiche di 100 fossili di Pterosauro per approfondire le sue conoscenze sull’anatomia di questi incredibili animali. Dopodiché, il ricercatore ha svolto un’accurata indagine rilevando, attraverso i raggi-X, il movimento delle ossa – durante la respirazione – di alcuni rettili e volatili dei giorni nostri. Leggi tutto “Nella respirazione il segreto degli Pterosauri, i padroni del cielo preistorico”