Vedi blu creativo o rosso meticoloso?

semaforoIl rosso può rendere più accurato e meticoloso lo svolgimento di un compito, mentre il blu stimola principalmente la creatività. Questi i risultati di un’interessante ricerca condotta alla University of British Columbia di Vancouver, Canada.

Precedenti studi si erano già occupati di come i colori possano condizionare le nostre capacità cognitive, giungendo nella maggior parte dei casi a risultati inconsistenti e in contraddizione tra loro. Secondo alcune ricerche, per esempio, il rosso stimola le capacità cognitive, mentre per altri studi sarebbe il blu a farlo. Partendo da questi presupposti, Rui (Juliet) Zhu ha condotto una propria ricerca per comprendere quali tipologie di capacità cognitive siano interessate dai colori.

Assieme al suo gruppo di ricerca, Zhu ha sottoposto un certo numero di studenti non ancora laureati a un semplice test. Ai volontari è stato richiesto di svolgere una serie di compiti al computer mentre lo sfondo dello schermo cambiava ciclicamente colore. Dai risultati è così emerso come il rosso favorisca lo svolgimento dei compiti in cui è richiesto un alto grado di accuratezza e meticolosità molto più di altri colori come il blu o il bianco. Leggi tutto “Vedi blu creativo o rosso meticoloso?”

L’inquinamento luminoso aumenta l’incidenza del cancro alla prostata

Il mondo di notte (credit: . Mayhew & R. Simmon (NASA/GSFC), NOAA/ NGDC, DMSP Digital Archive)
Il mondo di notte (credit: . Mayhew & R. Simmon (NASA/GSFC), NOAA/ NGDC, DMSP Digital Archive)

Sembra esserci un legame diretto tra l’inquinamento luminoso e il cancro alla prostata. La sorprendente scoperta è stata resa possibile da un nuovo studio condotto da un gruppo di ricercatori della Università di Haifa. L’eventualità di un collegamento tra eccessiva esposizione alla luce artificiale di notte e tumori era già stata ventilata durante lo scorso anno, con uno studio sul cancro al seno, ma mancavano risultati sufficientemente solidi per confermare tale ipotesi.

La ricerca, condotta da Abraham Haim, Boris A. Portnov, Itai Kloog e Richard Stevens, era stata concepita per valutare gli effetti di numerosi fattori – tra i quali l’inquinamento luminoso notturno – sull’incidenza di alcune patologie tumorali come il cancro alla prostata, al polmone e i carcinomi intestinali nell’uomo su scala globale. Per effettuare il loro studio, i ricercatori hanno utilizzato i dati forniti dall’International Agency for Research on Cancer sulle tipologie di tumori oggetto di esame in 164 Paesi, incrociandoli con le informazioni e le mappe sulla quantità di luce artificiale nelle ore notturne fornite dal Defence Meteorological Satellite Program.

Ottenuti i dati, il gruppo di studio ha provveduto ad armonizzare le informazioni in suo possesso, così da poter calcolare con un buon grado di approssimazione il livello di illuminazione artificiale notturna per individuo nei Paesi presi in considerazione. La medesima procedura è stata poi seguita per altri importanti fattori come il consumo di energia elettrica pro capite, il livello di urbanizzazione, le condizioni socioeconomiche del campione e numerose altre variabili. Leggi tutto “L’inquinamento luminoso aumenta l’incidenza del cancro alla prostata”

Scoperto CoRoT-Exo-7b, un lontano cugino della Terra

Il passaggio di un pianeta causa una riduzione riscontrabile nell'emmisione di luce della stella (credit: CNES)
Il passaggio di un pianeta causa una riduzione riscontrabile nell'emmisione di luce della stella (credit: CNES)

Un nuovo pianeta al di fuori del nostro sistema solare si aggiunge agli elenchi degli astronomi. Un gruppo di astrofisici ha da poco comunicato la scoperta di un nuovo corpo celeste con un diametro doppio rispetto a quello terrestre, ma un clima decisamente ostile alla vita. CoRoT-Exo-7b, questo il nome del pianeta, è un luogo letteralmente infernale con vulcani continuamente in eruzione e temperature altissime o – si ipotizza – un oceano incandescente che lo ricopre interamente.

L’identificazione di CoRoT-Exo-7b non è solamente importante per la scoperta in sé, ma per le nuove possibilità che si aprono nelle tecniche utilizzate per l’identificazione di pianeti simili alla Terra magari in grado di ospitare primordiali forme di vita. Fino a oggi, gli astronomi hanno scoperto circa 330 pianeti in orbita intorno a stelle differenti dal nostro Sole, ma un numero estremamente limitato di essi ha una conformazione rocciosa come la Terra. La maggior parte degli esopianeti scoperti sono giganti gassosi, spesso versioni più grandi del colosso per antonomasia Giove.

Il basso numero di pianeti osservati con una conformazione simile a quella terrestre non è dovuta alla loro scarsità, ma semplicemente alle loro ridotte dimensioni che ne rendono difficoltosa l’identificazione nelle profondità del cosmo. Per questo motivo i giganti gassosi vengono scoperti con una frequenza molto maggiore. L’esopianeta da poco identificato costituisce dunque una rara eccezione, che potrebbe portare alla scoperta di nuovi pianeti rocciosi. Leggi tutto “Scoperto CoRoT-Exo-7b, un lontano cugino della Terra”

Anche i nativi del Nord America impazzivano per la cioccolata

Chaco canyon
Chaco canyon

Anche in Nord America, circa mille anni fa, non si disdegnava una bella tazza di cioccolata. L’importante scoperta, destinata ad vere numerose ripercussioni sulle nostre conoscenze legate alle popolazioni native d’America, è stata realizzata osservando del vasellame rinvenuto nel Nuovo Messico e risalente a un millennio fa. I piccoli vasetti erano, infatti, utilizzati come recipienti per contenere una bevanda a base di cacao, una vera e propria prelibatezza, molto preziosa e probabilmente utilizzata nel corso dei rituali più importanti dai nativi.

Tra il IX e il XII secolo e.V., l’area del Chaco Canyon nel nordovest del Nuovo Messico era densamente popolata. In particolar modo, la zona corrispondente all’attuale Pueblo Bonito ospitava uno dei principali accampamenti, popolato da circa 1000 Anasazi, un popolo nativo del Nord America. Per oltre otto anni, l’archeologa Patricia Crown della University of New Mexico ha studiato il vasellame ritrovato nell’area di Chaco, cercando di capire a che cosa facessero riferimento le decorazioni sui piccoli recipienti di ceramica, decorati per l’appunto con particolari linee geometriche.

La curiosità intorno a questi piccoli vasi era dettata dalla presenza di contenitori con simili decorazioni presso le popolazioni del Centro America, che utilizzavano quel tipo di vasellame per bervi una bevanda a base di cacao durante alcuni rituali.  La ricetta era molto differente dall’attuale e comprendeva tra gli ingredienti: fave di cacao, mais, peperoncino e acqua. Leggi tutto “Anche i nativi del Nord America impazzivano per la cioccolata”

Perché le lettere sulle tastiere hanno una certa disposizione?

La usiamo ogni giorno per navigare online, lavorare e scrivere i messaggi ai nostri amici, eppure la maggior parte di noi non conosce la storia che ha permesso alla tastiera di assumere la sua forma attuale.

Sholes-Glidden Type-Writer
Sholes-Glidden Type-Writer

Le tastiere americane, quelle principalmente utilizzate in campo informatico, devono la disposizione dei loro tasti a Christopher Latham Sholes, uno stampatore di Milwaukee che verso la fine degli anni Sessanta del XIX secolo progettò con Carlos Glidden un sistema per la scrittura meccanica sulle pagine. Nel 1873 il brevetto dell’invenzione fu venduto alla E. Remington & Sons che produsse un primo modello, noto come Sholes-Glidden Type-Writer.

I due inventori erano giunti al modello finale attraverso una lunga fase di prove ed errori. Il problema principale, infatti, era dato dalla complessità del meccanismo che consentiva l’impressione di una lettera sulla carta. Nelle prime versioni, molto rozze e poco efficienti, i martelletti tendevano a incastrarsi con estrema facilità tra loro, specialmente nel caso di numerose battute al minuto. Leggi tutto “Perché le lettere sulle tastiere hanno una certa disposizione?”

Quattro ventose per un pipistrello

Il Madagascar è un vero e proprio paradiso in terra per gli etologi, che riescono spesso a identificare nuove specie animali endemiche dalle curiose caratteristiche e utili per comprendere i meccanismi legati all’evoluzione.

Oltre al camaleonte Brookesia, un simpatico rettile del quale parlammo qualche tempo fa, tra le specie più curiose dell’isola africana spicca il Pipistrello dai piedi a ventosa. Meglio noto come Myzopoda aurita, questo strano mammifero fu scoperto verso la fine degli anni ’70 del diciannovesimo secolo dalla zoologo francese Henri Milne-Edwards e dal suo collega naturalista Alfred Grandidier.

Pipistrello dai piedi a ventosa
Pipistrello dai piedi a ventosa

Questo particolare pipistrello si distingue per una inconsueta particolarità: le sue zampe terminano con una sorta di ventosa, a forma di ferro di cavallo, che gli assicura una migliore presa sulle superfici particolarmente lisce. Lungo poco meno di 6 centimetri e pesante meno di 10 grammi, il Myzopoda aurita utilizza le sue quattro ventose per aderire alle grandi foglie della rigogliosa vegetazione del Madagascar.

Nonostante sia stato scoperto più di un secolo fa, sulle abitudini di questo simpatico animale non esistono numerosi studi. Si sa che si nutre prevalentemente di insetti e che conduce una vita notturna, come molti altri suoi cugini al di fuori dell’isola.

Gli zoologi ritenevano si trattasse dell’unica specie appartenente al genere Myzopoda, ma si sbagliavano. Nel corso del 2007, infatti, una spedizione in Madagascar ha scoperto una nuova specie di Pipistrello dai piedi a ventosa, battezzata Myzopoda schliemanni. Secondo i ricercatori, una specie sarebbe con ogni probabilità l’evoluzione dell’altra, ma stabilire con certezza la specie d’origine non sarà molto semplice. I pipistrelli del genere Myzopoda sono considerati a rischio di estinzione come molte altre specie del Madagascar. L’isola sta subendo un costante e devastante disboscamento con notevoli conseguenze per la flora e per la fauna. Se il fenomeno continuerà ancora a lungo, il paradiso in terra degli etologi potrebbe presto sparire.