Un nuovo pianeta al di fuori del nostro sistema solare si aggiunge agli elenchi degli astronomi. Un gruppo di astrofisici ha da poco comunicato la scoperta di un nuovo corpo celeste con un diametro doppio rispetto a quello terrestre, ma un clima decisamente ostile alla vita. CoRoT-Exo-7b, questo il nome del pianeta, è un luogo letteralmente infernale con vulcani continuamente in eruzione e temperature altissime o – si ipotizza – un oceano incandescente che lo ricopre interamente.
L’identificazione di CoRoT-Exo-7b non è solamente importante per la scoperta in sé, ma per le nuove possibilità che si aprono nelle tecniche utilizzate per l’identificazione di pianeti simili alla Terra magari in grado di ospitare primordiali forme di vita. Fino a oggi, gli astronomi hanno scoperto circa 330 pianeti in orbita intorno a stelle differenti dal nostro Sole, ma un numero estremamente limitato di essi ha una conformazione rocciosa come la Terra. La maggior parte degli esopianeti scoperti sono giganti gassosi, spesso versioni più grandi del colosso per antonomasia Giove.
Il basso numero di pianeti osservati con una conformazione simile a quella terrestre non è dovuta alla loro scarsità, ma semplicemente alle loro ridotte dimensioni che ne rendono difficoltosa l’identificazione nelle profondità del cosmo. Per questo motivo i giganti gassosi vengono scoperti con una frequenza molto maggiore. L’esopianeta da poco identificato costituisce dunque una rara eccezione, che potrebbe portare alla scoperta di nuovi pianeti rocciosi.
Gli astronomi sono riusciti a identificare il nuovo corpo celeste grazie al satellite europeo Corot (COnvection ROtation and planetary Transits), lanciato nel 2006 e in grado di rilevare la riduzione nell’emissione di luce delle stelle causata dal passaggio dei pianeti che vi orbitano intorno. Grazie alle strumentazioni molto sensibili del satellite, si è resa possibile la rilevazione di CoRoT-Exo-7b, il più piccolo pianeta finora identificato in orbita intorno a una stella di dimensione comparabile con quella del nostro Sole. L’esopianeta si trova a circa 425 anni luce da noi nella costellazione dell’Unicorno.
Quella di Corot è una scopera inattesa per gli astronomi, che non immaginavano che le strumentazioni di bordo del satellite fossero in grado di identificare pianeti così piccoli e così distanti dal punto di osservazione. L’esopianeta ha un’orbita estremamente ridotta e compie un giro intorno alla sua stella in appena 20 ore, un vero e proprio record se si pensa che il pianeta più prossimo al Sole, Mercurio, impiega ben 88 giorni per un’orbita completa.
Ed è proprio l’estrema vicinanza con la sua stella a rendere CoRoT-Exo-7b un pianeta a dir poco bollente. Si stima che la temperatura sulla superficie del pianeta si aggiri intorno ai 1000 °C, un ambiente davvero inospitale e ostile alle forme di vita che conosciamo. Ma le cose un tempo andavano in maniera molto diversa per questo esopianeta: secondo alcune ricostruzioni al computer, infatti, CoRoT-Exo-7b avrebbe avuto un passato gelido prima di incontrare sulla sua strada la stella attorno alla quale è stato recentemente osservato. L’esopianeta si sarebbe formato in un altro luogo e solo dopo qualche miliardo di anni avrebbe iniziato un lento avvicinamento alla sua stella, attorno alla quale ora orbita con regolarità. Una ipotesi che implicherebbe la presenza di acqua e forse idrogeno ed elio nelle profondità rocciose del pianeta.
Nonostante le prime affascinanti supposizioni, è ancora molto presto per avere qualche certezza sull’appena scoperto CoRoT-Exo-7b. Nel corso dei prossimi anni gli astrofisici cercheranno di approfondire le loro conoscenze anche grazie a una nuova serie di osservazioni, che consentiranno di stabilire la densità del pianeta e di conseguenza la sua composizione. La ricerca dei lontani cugini della Terra continua.