Mais OGM pericoloso per gli ecosistemi acquatici?

corn.jpgSecondo una recente ricerca, la varietà più diffusa e coltivata di mais geneticamente modificato potrebbe compromettere seriamente l’equilibrio degli ecosistemi acquatici.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academies of Science, è stato condotto da un team di ricercatori guidati da Todd V. Royer della Indiana University (USA), che ha evidenziato la pericolosità della tossina Bacillus thuringiensis (Bt) utilizzata nel mais transgenico come deterrente contro i parassiti.

Dopo aver condotto numerosi test di laboratorio, i ricercatori hanno scoperto che i sottoprodotti della Bt aumentano sensibilmente la mortalità dei Tricotteri, i minuscoli insetti che popolano le acque utilizzate per l’irrigazione dei campi.
“I Tricotteri sono una risorsa alimentare fondamentale per pesci e anfibi. Se il nostro obiettivo è quello di avere ecosistemi sani e funzionali, dobbiamo fare di tutto per proteggere tutti gli elementi che li compongono” ha dichiarato Royer nella sua ricerca.

Rappresentazione grafica delle proprietà del “mais Bt”Il “mais Bt” è progettato per includere il gene del Bacillus thuringiensis, un agente in grado di produrre una specifica tossina in grado di proteggere la pianta dagli attacchi dei parassiti. Approvato più di dieci anni fa, questa particolare varietà di OGM divenne popolare molto rapidamente. Nel 2006, circa il 35% di tutte le piantagioni negli Stati Uniti era coltivato con il “mais Bt”.
Prima di essere immesso sul mercato nel 1996, una commissione dell’EPA (l’agenzia statunitense deputata alla protezione dell’ambiente) aveva condotto una serie di test sull’impatto del “mais Bt” sugli ecosistemi acquatici. Per queste verifiche venne però utilizzata la Daphnia, un minuscolo crostaceo appartenente alla classe dei Branchiopodi, e non gli insetti, molto più soggetti agli effetti della Bt.

Secondo gli autori della ricerca, il “mais Bt” fu immesso sul mercato senza sufficienti verifiche e garanzie per la sicurezza ambientale. Le nuove tecnologie portano sempre con loro benefici, ma anche molti rischi e quelli “legati all’utilizzo intensivo del mais Bt nelle piantagioni non furono sufficientemente indagati”.

Terreni fertili in estinzione

Alle scottanti tematiche sul surriscaldamento globale e sull’estinzione delle specie animali, che occupano sempre più frequentemente le prima pagine dei giornali, si potrebbe presto aggiungere un nuovo allarme legato alla pericolosa e inarrestabile erosione dei terreni fertili utilizzati per le produzioni agricole.

La parte più scura è la porzione di suolo più fertile e maggiormente soggetta agli stress causati dalle coltivazioniOgni anno, le terre coltivate in tutto il mondo perdono mediamente un millimetro di suolo fertile. Non sembra molto, ma per ripristinare un millimetro di suolo la natura impiega almeno dieci anni, un tempo enorme per i ritmi forsennati delle moderne coltivazioni.
Il progressivo depauperamento di suolo fertile costringe così molti agricoltori ad utilizzare in maniera sempre più intensiva ed estesa i fertilizzanti chimici. Arare i terreni con metodi meno invasivi consentirebbe di limitare i danni ai campi, ma secondo recenti stime, solo il 7% di tutto il terreno coltivato nel mondo viene trattato con procedure eco-compatibili.

Per determinare con quale velocità stia avvenendo l’impoverimento del suolo fertile, il geomorfologo David Montgomery della University of Washington (Seattle – USA) ha analizzato un’enorme mole di dati sull’erosione dei terreni.
Pubblicata sul numero di settembre di GSA Today, la ricerca di Montgomery giunge a due importanti conclusioni.

  1. Le convenzionali tecniche di coltivazione, le più diffuse globalmente, comportano un’erosione del suolo fertile maggiore di numerose volte rispetto alla capacità della natura di ripristinare minerali e nutrienti nel terreno.
  2. L’utilizzo di tecniche di coltivazione non invasive combinate con l’agricoltura biologica e la rotazione nelle coltivazioni consentirebbe di mantenere elevati i livelli di produzione senza incidere negativamente sulla fertilità dei terreni agricoli.

L’aratura eccessivamente profonda dei terreni rallenta il naturale ripristino dei minerali e dei nutrienti del suolo“La longevità delle nostre società dipenderà sempre di più dalla disponibilità di terreni coltivabili e da come tratteremo il suolo” ha dichiarato Montgomery alla rivista scientifica Science. “Mentre Stati Uniti e Canada iniziano ad adottare tecniche poco invasive, guardo con molto timore alla produzione dei bio-carburanti che potrebbero attivare uno sfruttamento ancora più intensivo del suolo”.
Il lavoro di Montgomery è stato accolto con molto interesse da quei settori della ricerca scientifica che ormai da anni studiano i processi di erosione del suolo fertile, responsabili del progressivo rallentamento della produzione agricola. Secondo alcune proiezioni statistiche, senza interventi incisivi l’eventualità di perdere buona parte dei terreni coltivabili potrebbe diventare realtà in tempi molto brevi.
Un rischio che non possiamo permetterci…

Intelligenza vegetariana

ArcimboldiIl premio nobel per la letteratura George Bernard Shaw sosteneva che “una mente del mio calibro non può prendere nutrimento dalle mucche”. La pensavano alla stessa maniera Benjamin Franklin, Pitagora e Leonardo da Vinci, tutti convinti vegetariani. Ad alcuni ricercatori inglesi è nata così la curiosità di verificare possibili legami tra alimentazione e intelligenza.

Lo studio, pubblicato sul prestigioso British Medical Journal, ha preso in esame lo stile di vita di oltre 8.000 persone che, nel 1970, all’età di dieci anni – erano state sottoposte a un meticoloso test per la valutazione del quoziente intellettivo. Di quei bambini, in età adulta quasi quattrocento sono diventati vegetariani, con una predominanza del 70% delle donne. Leggi tutto “Intelligenza vegetariana”