L’analisi di cinque ceppi del virus HIV, dimenticati per circa vent’anni in un bagno di azoto liquido, sta fornendo numerosi dettagli su come e quando il virus si diffuse dall’Africa ad Haiti per poi fare la sua comparsa sulla scena internazionale.
L’indagine sulle origini dell’AIDS ha da sempre creato molta confusione. Quando i primi casi di AIDS si manifestarono tra alcuni individui immigranti da Haiti agli Stati Uniti, il Center for Disease Control e Prevention (CDC) di Atlanta inserì gli haitiani tra la popolazione maggiormente soggetta a contrarre il virus dell’HIV. Questa discutibile valutazione bollò gli immigrati di Haiti come la principale causa della diffusione dell’AIDS negli Stati Uniti d’America.
Da allora, la ricerca scientifica è riuscita a spostare il tema dal pregiudizio razziale alla ricerca della verità sulle origini epidemiche dell’AIDS. Attraverso l’analisi dei cinque campioni di sangue infetto, prelevato tra il 1982 e il 1983 da cinque pazienti haitiani a Miami, il team guidato dal biologo Michael Worbey (University of Arizona – USA) sta cercando di capire come la malattia si sia diffusa. “È il modo migliore per viaggiare indietro nel tempo” ha dichiarato il ricercatore. Nella sua ricerca pubblicata questa settimana sulla rivista Proceedings of the Nationa Academy of Sciences, Worobey ha focalizzato la propria attenzione sul ceppo HIV-1/B del virus. “Questa è la variante che portò alla scoperta dell’AIDS e a tutto ciò che siamo stati in grado di comprendere sulla malattia dal 1981 a oggi”.
Dal raffronto scrupoloso delle analisi molecolari sui cinque virus isolati più di venti anni fa e sui casi registrati (naturalmente non come AIDS) nella seconda metà degli anni Sessanta, i ricercatori sono riusciti a tracciare con precisione gli spostamenti del virus, giunto ad Haiti intorno al 1966 dall’Africa centrale. Da qui si sarebbe poi diffuso nel 1969 agli Stati Uniti. Calcoli statistici alla mano, le probabilità che il virus si sia invece diffuso dagli States ad Haiti sarebbero pari solamente allo 0.00003%, una cifra infinitesimale che fa escludere questa eventualità. Giunto negli Stati Uniti, il virus si sarebbe poi diffuso in Canada e in Sud America. L’epidemia avrebbe poi continuato la sua corsa raggiungendo l’Europa e i paesi asiatici, per poi ritornare in Africa.