Quando alcuni anni fa i ricercatori appurarono che il cervello umano genera neuroni anche in età adulta, una scoperta che cambiò buona parte del paradigma delle neuroscienze, numerosi scienziati iniziarono a interrogarsi sui compiti assolti da queste nuove cellule neuronali. Una recente ricerca sembra aver ora risolto l’enigma: i nuovi neuroni aiutano il cervello a cancellare gli ultimi scampoli dei vecchi ricordi nella memoria a breve termine per fare posto a nuove cose da ricordare.
Buona pare dei principali processi legati alla memoria avvengono nell’area dell’ippocampo. Semplificando un poco, in questa porzione del cervello i ricordi si accumulano per poi essere progressivamente eliminati o, nel caso di eventi di particolare rilievo, inviati verso specifiche aree della neocorteccia per diventare ricordi a lungo termine. Partendo da queste conoscenze, i ricercatori guidati da Kaoru Inokuchi (University of Toyama, Giappone) hanno cercato di comprendere il ruolo dei nuovi neuroni nel processo di trasferimento dei ricordi verso la neocorteccia.
Lo studio è stato svolto su alcune cavie di laboratorio affette dall’impossibilità di produrre nuovi neuroni nell’ippocampo e su un gruppo di controllo senza alcuna particolare patologia. In un primo esperimento, i ricercatori hanno indotto i roditori a serbare un cattivo ricordo della loro permanenza in una gabbietta attraverso la somministrazione di una lieve scossa elettrica. Gli animali hanno dimostrato nelle settimane successive al test di aver associato a quel piccolo luogo un ricordo sgradevole, tanto da rimanere immobili se collocati nella medesima gabbietta.
Un’informazione di questo tipo perdura solitamente per una trentina di giorni nell’ippocampo. Dopo 28 giorni, i ricercatori hanno iniettato un farmaco nei roditori per “spegnere” l’ippocampo e verificare la reazione degli animali al cospetto della temuta gabbietta. Le cavie del gruppo di controllo hanno continuato a rimanere immobili e sulla difensiva, dando prova dell’avvenuto passaggio dell’informazione nella neocorteccia e dunque della costruzione di un ricordo a lungo termine, mentre i roditori incapaci di generare nuovi neuroni hanno modificato il proprio atteggiamento suggerendo una permanenza più lunga del ricordo sgradevole nell’ippocampo.
Un’altra serie di test, tesi anche a indurre una maggiore produzione di nuovi neuroni nell’area dell’ippocampo, ha fornito risultati sostanzialmente analoghi suggerendo uno stretto rapporto tra la produzione di nuove cellule neuronali e la trasmissione dei ricordi verso la neocorteccia. L’analisi dell’attività neuronale delle cavie ha inoltre messo in evidenza un aumento delle connessioni tra i neuroni nei roditori impossibilitati a creare nuove cellule neuronali.
Secondo il team di ricerca, che ha pubblicato i risultati del proprio studio sulla rivista scientifica Cell, i risultati ottenuti dimostrerebbero la capacità dei nuovi neuroni di mantenere in ordine ed efficiente l’ippocampo, rimuovendo i ricordi temporanei ormai datati – e destinati all’eliminazione o alla neocorteccia – per fare spazio a nuove informazioni da memorizzare. Una conclusione destinata a far discutere molto la comunità scientifica, che da tempo si interroga sull’effettivo ruolo dei neuroni generati in età adulta. Per alcuni ricercatori, la scoperta di Inokuchi e colleghi potrebbe semplicemente dimostrare che le nuove cellule neuronali aiutano l’ippocampo a lavorare più velocemente e non necessariamente a far pulizia per accogliere nuovi ricordi. Il dibattito è aperto e il confronto potrebbe richiedere anni divenendo un ottimo candidato per la memoria a lungo termine di esperti e appassionati.