Grazie alla conformazione della loro bocca e ai denti particolarmente affilati, i piranha sono in grado di cibarsi di prede con una stazza molto superiore alla loro. Ma come hanno fatto questi animali a sviluppare una dentatura così particolare? La recente scoperta di un fossile sembra gettare nuova luce sull’evoluzione dei famelici piranha.
Per comprendere la portata della scoperta, occorre compiere un piccolo passo indietro per conoscere meglio la famiglia di questi particolari pesci. I parenti più vicini dei piranha sono i pacu, pesci erbivori che vivono nell’America del Sud dotati di una dentatura che ricorda quella dei loro simili carnivori, ma molto meno appuntita e organizzata su due file di denti, dunque utile per triturare i vegetali. Partendo da queste conoscenze, intorno agli anni Cinquanta si ipotizzò che i piranha e i pacu potessero avere un antenato comune caratterizzato da una dentatura su due file successivamente evolutasi in un’unica linea di denti affilati nel caso dei piranha. Un’ipotesi suggestiva, ma non supportata dalla presenza di alcuna prova concreta.
A distanza di tanto tempo, una conferma tangibile a quell’ipotesi giunge da un fossile da poco ritrovato nei polverosi cassetti di un museo in Argentina. Il reperto, scovato agli inizi del Novecento e poi andato dimenticato, è lungo appena 5 cm ed è il fossile di una mandibola. I denti sono organizzati su due file a zigzag, particolare che sembra suggerire proprio la progressiva transizione evolutiva da una dentatura doppia a una fila singola di denti come nei moderni piranha.
Come sottolineano i ricercatori sulla rivista scientifica Journal of Vertebrate Paleontology, il fossile appartiene a una nuova specie battezzata Megapiranha paranensis per via delle sue dimensioni e della località in cui è stato ritrovato, il Rio Paranà. Analizzando attentamente il reperto, il team di ricerca guidato da Wasila Dahdul (National Evolutionary Synthesis Center, North Carolina – USA) ha notato numerose similitudini sia con gli odierni piranha che con i loro parenti erbivori pacu, particolari che suggeriscono dunque la presenza di un antenato comune.
Stando alle ricostruzioni dei ricercatori, il Megapiranha paranensis poteva raggiungere una lunghezza superiore al metro, caratteristica compatibile con gli esemplari più grandi di pacu che raggiungono spesso tale dimensione, ma non con i piranha che raramente superano i 45 cm di lunghezza complessiva.
La mandibola fossile da poco scoperta sembra essere appartenuta all’anello di congiunzione tra le due specie, carnivora ed erbivora, ancora oggi esistenti. Mentre la dentatura dei pacu rimase simile a quella dei loro antenati e dunque su due file, ideale per sminuzzare e trasformare in poltiglia le fibre vegetali, quella dei piranha divenne progressivamente più affilata e disposta su un’unica fila per dilaniare con più facilità le carni delle loro prede.
Ulteriori approfondimenti consentiranno ora di verificare con maggiore precisione le recenti scoperte, ottenendo magari nuove informazioni sul misterioso Megapiranha paranensis da poco scoperto.