La vita di tutti i giorni è governata in buona parte dal caos, ma per un gruppo di ricercatori questa condizione non è necessariamente negativa. Studiando il plancton, quella galassia di minuscoli organismi che vivono negli oceani, alcuni scienziati hanno dimostrato come le varie specie che lo compongono mutino continuamente anche in presenza di condizioni costanti: una comunità di microorganismi perennemente instabile, dove nessuna specie riesce a dominare le altre per più di tanto tempo.
Una trentina di anni fa molti biologi giunsero alla conclusione che fosse il caos a regnare tra le specie animali e vegetali del nostro Pianeta. Alcuni studi condotti in laboratorio su diverse colonie di batteri sembravano aver escluso questa possibilità, trovando una certa sistematicità nei cicli di vita almeno nel breve e nel medio periodo. Nonostante ciò, le recenti ricerche basate sui dati raccolti in numerosi anni sembrerebbero confermare la tesi del caos nel lungo periodo.
Il prof. Reinhard Heerkloss, della Università di Rostock (Germania), ha confinato in un cilindro altro 74 centimetri e largo 45 una novantina di litri di acqua non filtrata proveniente dal Mar Baltico. Con pazienza certosina, dal 1989 al 1997 lo scienziato ha registrato ogni tre giorni un dettagliato inventario della vita presente nel cilindro, mantenendo per tutti gli 8 anni le medesime condizioni di temperatura, aerazione, luce e salinità dell’acqua.
Nel 1987 il campione di 90 litri d’acqua conteneva pressoché tutte le principali specie che costituiscono il plancton. I batteri e i minuscoli crostacei (Ostracodi) si nutrivano della materia organica di scarto, mentre le Diatomee e altre alghe microscopiche si occupavano dei processi fotosintetici, divenendo poi cibo per le specie erbivore, a loro volta cacciate da alcuni predatori come i Copepodi.
Con il passare del tempo, le varie specie presenti nel campione hanno subito periodi di decadenza e di improvvisa ascesa, modulando continuamente il peso percentuale delle diverse colonie. Questa oscillazione è stata principalmente causata dalla natura eterogenea del plancton, in cui si vengono a trovare organismi erbivori, carnivori, vegetali e parassiti che mirano tutti a un unico comune obiettivo: la sopravvivenza.
Dopo anni di ricerche, Herkloss e i suoi colleghi sono giunti a una interessante conclusione: prevedere l’evoluzione del plancton è oggettivamente impossibile. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sull’edizione di questa settimana della prestigiosa rivista scientifica Nature e dimostrano chiaramente come sia imprevedibile la vita degli organismi nel plancton.
Mentre le previsioni a breve termine riescono a offrire qualche dato certo, oltre le due settimane i ricercatori non sono mai riusciti a creare un modello in grado di prevedere le oscillazioni nelle colonie dell’ormai famoso cilindro pieno di acqua del Baltico. Nel lungo periodo, le dinamiche legate alla produzione, al consumo di nutrienti e al rapporto tra le specie presenti nel plancton sono drammaticamente caotiche e non seguono apparentemente alcuna logica.
I risultati ottenuti dalla ricerca dimostrano come l’organizzazione caotica nel plancton consenta a qualsiasi specie, nel lungo periodo, di preservare la propria esistenza mantenendo funzionale l’intero ecosistema marino. Il prossimo passo per i ricercatori, il cui lavoro è stato contestato da alcuni colleghi, sarà ora quello di verificare se il modello caotico elaborato osservando il cilindro possa essere realmente applicato in mare aperto, dove le variabili aumentano in maniera considerevole. Il plancton è la principale fonte di produzione di ossigeno negli oceani, conoscerne in maniera approfondita le proprietà è dunque fondamentale per comprendere il funzionamento globale degli ecosistemi marini.