Sembra esserci un rapporto particolare tra il sonno e il diabete di tipo 2. A rivelarlo è un gruppo di ricercatori, che ha recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Nature Genetics gli esiti di uno studio sulla mutazione di un gene in grado di regolare i ritmi giornalieri del nostro organismo, ma anche di accrescere le possibilità di contrarre il diabete.
Il nostro organismo è munito di una sorta di orologio interno, i ritmi circadiani, regolato da un ormone chiamato melatonina, i cui livelli variano tra il dì e la notte determinando le fasi di riposo notturne e le attività diurne. La melatonina riveste un ruolo fondamentale regolando il ciclo sonno-veglia ed ha specifiche interazioni con il nostro metabolismo. Secondo alcuni studi recenti, per esempio, chi dorme poco ha una maggiore probabilità di essere obeso e contrarre il diabete. Studi di laboratorio hanno dimostrato come ritmi circadiani disturbati possano effettivamente causare un aumento di peso.
Da tempo i ricercatori ipotizzano che la melatonina possa anche influenzare i livelli di un altro ormone, l’insulina, fondamentale per la regolazione del prelievo degli zuccheri presenti nel sangue da parte delle cellule. Un risvolto molto importante per comprendere meglio le dinamiche del diabete di tipo 2, che causa un’alterazione del normale prelievo di zuccheri, portando a conseguenze anche gravi per l’organismo in assenza di integrazioni dall’esterno di insulina.
Partendo dalle ipotesi finora formulate, alcuni team di ricerca hanno condotto delle indagini su volontari il cui patrimonio genetico comprende una variante del gene recettore della melatonina. I ricercatori hanno così scoperto come tali individui abbiano un livello maggiore di glucosio (zucchero) nel sangue di prima mattina. Tale caratteristica è uno dei principali indicatori della possibile presenza di un diabete di tipo 2. Assieme al suo gruppo di ricerca, Gonçalo Abecasis della University of Michigan (USA) ha infatti analizzato i dati sul patrimonio genetico di circa 36mila individui per trovare le possibili correlazioni tra la variante del gene del recettore e le concentrazioni alte di glucosio nel sangue. I ricercatori hanno così trovato una mutazione comune nel gene MTNBR1, che fornisce le istruzioni al nostro organismo per creare uno dei due recettori della melatonina presenti nel nostro organismo.
L’importante risultato è stato confermato da uno studio simile condotto in Svezia, che ha anche permesso di scoprire come le persone in possesso della variante del gene abbiano molte più possibilità di sviluppare il diabete di tipo 2. Una terza ricerca, questa volta condotta in Francia, ha fornito la controprova con l’identificazione di un’altra variante del gene, molto vicina a quella scoperta dai ricercatori svedesi e statunitensi.
I risultati ottenuti dai genetisti costituiscono la prima dimostrazione di un legame diretto tra metabolismo, ritmi circadiani, melatonina, insulina e livelli di glucosio nel sangue. I nuovi passi avanti della ricerca potrebbero portare a un piccolo terremoto negli attuali studi per combattere e prevenire con maggiore efficacia il diabete. Scoperto e confermato il nesso, ora i ricercatori dovranno risolvere il complicato enigma legato alla esatta spiegazione biologica del fenomeno. La variazione del gene porta la produzione di insulina a essere maggiormente sensibile ai livelli di melatonina presenti nell’organismo, ma non è ancora chiaro per quali motivi avvenga tale scompenso. Una risposta a questo interrogativo potrebbe portare alla creazione di nuove procedure di cura, utili per trattare e prevenire con maggiore efficacia il diabete.
Complimenti, Anecòico. Sei chiaro ed esauriente. Pierbacco
SONO AFFETTA DA DIABETEV DI TIPO 2 SOTTOPOSTA A TERAPIA CON METFORAL(1500 mg/al di ho notato che, quando non sto attenta all’introduzione di dolci accuso una forte sonnolenza che mi porta a doemire di pomeriggio per molte ore, se poi mi devo svegliare per forza risulto poco vigile, deconcentrata, con problemi nella guida di autoveicoli.
faccio uso costante da circa 5 anni di antidepressivi.Vorrei sapere se in Italia esiste un centro di ricerca a proposito del correlazione disbete e disturbi del sonno.
Grazie
Angelita