Nella sostanza bianca la causa della prosopagnosia, la malattia dei volti

Schema delle principali aree del cervello (credit: Wikipedia EN)
Schema delle principali aree del cervello (credit: Wikipedia EN)

Un gruppo di ricercatori è riuscito per la prima volta a mappare l’interruzione nei circuiti neuronali che causa la prosopagnosia, un deficit percettivo ereditario del sistema nervoso centrale che impedisce a chi ne è affetto di riconoscere correttamente i volti delle persone. Grazie alle nuove rilevazioni, il team di ricerca è anche riuscito a fornire una prima possibile spiegazione biologica per la disfunzione.

La prosopagnosia colpisce circa il 2% della popolazione e condiziona pesantemente la vita degli individui che ne sono affetti, capaci di effettuare anche i compiti più difficili, ma impossibilitati a riconoscere molte delle persone (parenti, amici, colleghi, conoscenti) con cui si confrontano quotidianamente. Determinati a comprendere meglio le dinamiche della singolare patologia, un gruppo di ricercatori della Carnegie Mellon University (Kings College, UK) e della Ben-Gurion University di Israele ha analizzato una serie di individui tra i 33 e i 72 anni utilizzando un sistema per la risonanza magnetica. Il team è così riuscito a mettere in evidenza un’area del cervello in cui avverrebbe il “cortocircuito” che impedisce il corretto riconoscimento dei volti.

La zona cerebrale incriminata sembra essere la sostanza bianca, i fasci nervosi che partono e arrivano alla corteccia cerebrale, che nei pazienti affetti da prosopagnosia si rivelerebbe molto meno attiva e in grado di veicolare in maniera dinamica un alto numero di messaggi attraverso il sistema nervoso centrale. Aver indentificato con precisione l’area e la possibile causa del deficit percettivo apre nuove importanti strade per l’elaborazione di nuove procedure di cura, che in futuro potrebbero attenuare gli effetti della patologia riconsegnando gli individui che ne sono affetti a una vita maggiormente confortevole.

Al momento, infatti, nessuna terapia si è dimostrata sufficientemente efficace nel contrastare la prosopagnosia, anche se comunque numerosi pazienti riescono a sopperire al deficit utilizzando altri dettagli per riconoscere le persone (colore dei capelli, segni particolari, suono della voce, conformazione del fisico). Il viso rimane, però, una delle principali fonti per la nostra memoria visiva, chi soffre di prosopagnosia spesso conduce una vita sociale molto limitata e ha non poche difficoltà a socializzare con nuove conoscenze.

La scoperta sulla mancanza di alcune connessioni all’interno della sostanza bianca evidenzia come, in alcune circostanze, il nostro cervello non sia in grado di compensare le disfunzioni e si riveli meno plastico di quanto immaginato. Lo studio condotto dai ricercatori britannici e israeliani permetterà di espandere le conoscenze su altre patologie, come la dislessia, che potrebbero essere causate da fattori simili a quelli in grado di scatenare la prosopagnosia. Tutto nella speranza di riportare presto ogni volto al suo nome.

Una risposta a “Nella sostanza bianca la causa della prosopagnosia, la malattia dei volti”

  1. Il premio per il miglior saggio scientifico della Fondazione Wellcome Trust sottolinea il rischio che i bambini con problemi a identificare i volti vadano con gli sconosciuti. Circa il 2% della popolazione soffre di prosopagnosia. Per questo problema comunemente trascurato, l’autore di questo articolo propone che i bambini in età prescolare e alle elementari vengano sottoposti a test che consistono in un gioco di memoria con coppie di foto dei volti dei compagni.

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