Il cervello degli uccelli migratori è in grado di memorizzare la fisionomia di un intero continente in circa un anno di viaggio. Questa la sorprendente conclusione di uno studio svolto da alcuni ricercatori dell’università di Princeton (USA). Gli scienziati hanno dimostrato come alcuni esemplari di passeri siano in grado di ritrovare la strada verso i paesi caldi anche dopo essere stati allontanati migliaia di chilometri dal loro luogo di migrazione, semplicemente aggiustando la rotta per compensare il dirottamento forzato. A differenza degli esemplari adulti, gli individui più giovani si sono dimostrati incapaci di ritrovare la giusta rotta e hanno genericamente orientato il loro volo verso sud.
Secondo i ricercatori, il comportamento degli esemplari più giovani sarebbe giustificato dalla mancanza di una completa conoscenza dei territori, sorvolati durante le migrazioni, a causa della giovane età. Le capacità di orientamento degli uccelli migratori non sarebbero dunque unicamente innate, ma anche acquisite grazie all’esperienza accumulata durante i lunghi viaggi tra i due emisferi terrestri.
“Il nostro è il primo esperimento che dimostra come l’età rivesta un ruolo fondamentale per la migrazione degli uccelli” ha dichiarato il prof. Martin Wikelski, coordinatore del team di ricerca giunto alla sorprendente scoperta. “I risultati indicano che gli uccelli adulti possiedono una vera e propria mappa mentale che comprende buona parte degli Stati Uniti e probabilmente del globo”. Da tempo i ricercatori si chiedevano come facessero i passeri a recuperare velocemente la giusta rotta dopo essere stati “dirottati” da fattori naturali, come forti venti e tempeste. Per rispondere a questa domanda, il team di ricerca ha deciso di equipaggiare un gruppo di passerotti con alcuni trasmettitori radio, non più pesanti di una comune graffetta da ufficio, per tracciarne con precisione gli spostamenti nei cieli.
I ricercatori hanno spostato una trentina di passerotti dallo stato di Washington (estremo nord-ovest degli Stati Uniti) a Princeton (nord-est degli USA) poco prima della loro partenza per raggiungere i paesi caldi durante l’inverno boreale. Metà dei passerotti era costituita da individui giovani, di appena tre mesi di vita, che non avevano mai compiuto una migrazione in tutta la loro esistenza; mentre l’altra metà era costituita da individui adulti che avevano già compiuto il viaggio di migrazione (andata e ritorno) almeno una volta.
Dopo esser stati liberati, i trenta uccelli hanno cercato di recuperare la rotta per la migrazione, ma si sono dimostrati estremamente disorientati. “Hanno girato in tondo per un paio di giorni” ha dichiarato il prof. Wikelski. “Ma mentre gli adulti hanno capito che fosse necessario muovere verso sud-ovest, i giovani esemplari hanno cercato a più riprese di volare genericamente verso sud, come se si fossero ancora trovati sulla costa occidentale.”
L’esperimento ha dimostrato come gli individui adulti siano in grado di ricostruire una precisa mappa mentale del territorio che hanno già sorvolato. Ciò consente loro di fondere queste informazioni con la “bussola naturale” che in maniera istintiva li guida verso il sud. Come qualsiasi essere umano alle prese con una gara di orientamento, i passeri hanno bisogno di una bussola e di una buona mappa per potersi orientare e ritrovare la via di casa.
La ricerca, da poco pubblicata sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences, sta destando molto scalpore in ambiente scientifico, specialmente tra gli etologi che da decenni cercano di comprendere appieno il segreto delle formidabili capacità di orientamento degli uccelli migratori. La risposta potrebbe finalmente trovarsi sulla giusta rotta…