Quando l’obesità ostacola la chemioterapia

L’obesità rende meno efficace la chemioterapia e contribuisce ad aumentare le probabilità di una ricaduta tra i bambini affetti da leucemia. Sono queste le conclusioni cui sono giunti alcuni ricercatori impegnati sul fronte della lotta ai tumori.

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Cellule leucemiche (credit: chem.utoronto.ca)

La studio è stato realizzato da un team di ricerca guidato da Steven D. Mittelman (Division of Endocrinology, Childrens Hospital Los Angeles – USA) sulla base di un precedente paper scientifico che aveva messo in evidenza come i bambini obesi affetti da leucemia avessero in media il 50% di probabilità in più di andare incontro a una recidiva rispetto agli altri bambini di normale costituzione. Leggi tutto “Quando l’obesità ostacola la chemioterapia”

Risultati incoraggianti per i vasi sanguigni creati in laboratorio

Sezione di un vaso sanguigno (credit: hypertension.ca)
Sezione di un vaso sanguigno (credit: hypertension.ca)

Si stanno rivelando molto efficaci i primi vasi sanguigni sperimentali realizzati con le cellule dei pazienti sottoposti ciclicamente all’emodialisi. I nuovi vasi sanguigni costituiscono il primo caso di innesto derivato totalmente dai tessuti del medesimo paziente e potrebbero eliminare l’incubo delle dolorose e pericolose reazioni immunitarie.

Quotidianamente, in tutto il mondo diversi milioni di persone con gravi insufficienze renali si sottopongono ai cicli di emodialisi per ripulire il loro sangue. Per rendere più rapida la procedura, i medici generalmente impiantano una fistola – ossia una congiunzione praticata tramite un vaso sanguigno tra una vena e una arteria – nel braccio del paziente, per consentire così al sangue di fluire all’esterno verso il rene artificiale (il macchinario che ripulisce il sangue) e di rifluire poi nel normale circolo sanguigno del dializzato. Leggi tutto “Risultati incoraggianti per i vasi sanguigni creati in laboratorio”

Un’alga più vecchia del previsto mette in crisi gli evoluzionisti

Volvox aureus
Volvox aureus

L’unione fa la forza, e anche la scienza lo conferma. Se le prime cellule che popolarono il nostro pianeta non avessero iniziato ad unirsi e organizzarsi, dando vita a organismi complessi, non si sarebbe verificata una piena evoluzione e oggi la Terra sarebbe probabilmente una landa desolata come tanti altri corpi celesti.

Una nuova ricerca ha da poco messo in luce come le cellule di una particolare alga, Volvox, abbiano imparato a collaborare tra loro molto prima di quanto ipotizzato fino ad ora. Se così fosse, questi particolari organismi potrebbero comportare una retrodatazione dell’inizio dei processi evolutivi di diversi milioni di anni. La controversa scoperta potrebbe dunque portare a una revisione dell’attuale suddivisione temporale legata all’evoluzione di alcune specie.

L’alga Volvox è oggetto di studio da parte dei ricercatori ormai da diverso tempo. Nel corso degli anni Settanta del secolo scorso, alcuni studi suggerirono come le cellule di questa alga verde si fossero specializzate tra i 50 e i 75 milioni di anni fa. Un processo evolutivo iniziato dunque più di un miliardo di anno dopo la nascita dei primi organismi multicellulari, e dunque un ottimo terreno di studio per comprendere i segreti dell’evoluzione. Leggi tutto “Un’alga più vecchia del previsto mette in crisi gli evoluzionisti”

Due proteine rendono le cellule tumorali più resistenti alla chemioterapia

Quali differenze fanno sì che alcune cellule tumorali rispetto ad altre sopravvivano alla chemioterapia, lasciando così la porta aperta a nuove metastasi?

Celulla cancerogena al microscopio elettronico
Celulla cancerogena al microscopio elettronico

Rispondere a una domande del genere non era certo semplice, ma i ricercatori del Weizmann Institute non si sono dati per vinti e hanno avviato una meticolosa ricerca, sviluppando nuove procedure per immortalare e analizzare migliaia di cellule sottoposte agli effetti della chemioterapia. Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Science, ha consentito di comprendere meglio le reazioni innescate dai farmaci chemioterapici nelle cellule e le loro risposte ai trattamenti clinici antitumorali.

I ricercatori Ariel Cohen, Naama Geva-Zatorsky ed Eran Eden hanno analizzato il comportamento di circa 1000 differenti proteine coinvolte nei processi di sopravvivenza delle cellule. L’intero lavoro di ricerca è durato diversi anni: per ogni gruppo di cellule tumorali si è resa necessaria la corretta mappatura delle proteine in esse presenti grazie a un gene, rilevabile perché fluorescente, e a una serie di fotografie scattate a intervalli regolari per 72 ore consecutive. Terminata la mappatura, i ricercatori hanno iniettato in ogni gruppo di cellule un farmaco chemioterapico, osservando poi i processi che portavano alla morte di alcune cellule e alla resistenza di altre. Leggi tutto “Due proteine rendono le cellule tumorali più resistenti alla chemioterapia”