Un microbicida vecchio stile contro l’AIDS

Schema stilizzato di una sezione del virus dell'HIV
Schema stilizzato di una sezione del virus dell'HIV

Da diverso tempo, i ricercatori impegnati nella difficile battaglia contro l’AIDS hanno provato a realizzare un microbicida vaginale in grado di fermare il virus HIV, impedendo così l’avvio della contaminazione. Nonostante gli sforzi profusi, i risultati sinora raggiunti non si sono rivelati particolarmente entusiasmanti, fatta eccezione per una ricerca ancora in corso realizzata su larga scala. Ora, un nuovo studio realizzato sulle scimmie sembra suggerire che un particolare composto – abbandonato da diverso tempo dai team di ricerca – possa forse avere la capacità di contrastare efficacemente il virus dell’AIDS.

Il fallimento dei test sui microbicidi vaginali di prima generazione aveva, infatti, spinto molti laboratori ad abbandonare la strada dei composti semplici e la strategia di provare a bloccare i virus senza attaccarli direttamente. La maggior parte dei microbicidi ora allo studio sono concepiti per contrastare direttamente il virus dell’HIV con farmaci specifici che generalmente mirano a specifici enzimi per provare a disinnescare l’infezione da AIDS. Nonostante ciò, nel corso dell’ultimo periodo il ricercatore Ashley Haase (Universisty of Minnesota – USA) ha condotto con il suo team una serie di ricerche su un microbicida non specializzato per le risposte immunitarie a livello vaginale, ottenendo sorprendenti risultati nei test condotti sulle scimmie.

Il gruppo di ricerca ha, prima di tutto, studiato attentamente le modalità di infezione vaginale del virus SIV, la versione del virus dell’AIDS che colpisce le scimmie. Analizzando i tessuti vaginali e alcuni campioni di sangue, i ricercatori hanno scoperto che SIV causa una infiammazione come risposta immunitaria, un fenomeno che richiede l’intervento massiccio dei globuli bianchi CD4, una reazione controproducente poiché proprio sui CD4 interviene il virus per dar vita all’infezione.

macacoIl team di Haase è così giunto alla conclusione che fosse necessario scongiurare il verificarsi dell’infiammazione per evitare l’arrivo dei CD4 nel sito e il successivo attacco da parte del virus. I ricercatori hanno testato un microbicida contenente glicerolo monolaurato (GML), un acido grasso largamente utilizzato sia in ambito medico che in ambito cosmetico e alimentare. A differenza degli altri microbicidi, quello realizzato da Haase con il GML non mira a distruggere la membrana del virus, ma semplicemente riduce la risposta immunitaria dei tessuti vaginali all’esposizione alle tossine.

Confortati dai primi risultati in vitro, i ricercatori hanno applicato per circa sei mesi il gel a base di GML sui tessuti vaginali di alcuni esemplari di macaco, ottenendo così una considerevole riduzione delle infiammazioni. In una fase successiva, dieci scimmie sono state esposte al virus SIV e a cinque di esse è stato somministrato il microbicida con GML, mentre alle restanti cinque un gel privo di principio attivo per verificare l’efficacia del trattamento. Nel giro di due settimane, le scimmie del gruppo di controllo sono risultate altamente infette dal SIV, mentre gli esemplari di macaco trattati con il GML non hanno rivelato alcun segnale di infezione da SIV.

I risultati molto promettenti del team di ricerca guidato da Ashley Haase sono stati da poco pubblicati sulla rivista scientifica Nature, destando molta prudenza in ambito scientifico, poiché un trattamento apparentemente efficace sulle scimmie potrebbe rivelarsi inadatto per l’organismo umano. Inoltre, secondo alcuni detrattori, lo studio farebbe ricorso a risorse ormai datate e da tempo abbandonate dalla ricerca perché rivelatesi poco efficaci nel contrastare il virus dell’HIV. Nonostante le numerose obiezioni, il lavoro di ricerca svolto sembra essere molto promettente, anche se ancora distante dall’istituzione di trial clinici per sperimentare il nuovo microbicida sull’organismo umano.

Una risposta a “Un microbicida vecchio stile contro l’AIDS”

  1. Diciamo che è più una ricerca fine a se stessa, anche perchè non vedo come si potrebbe proporre l’abbattimento della risposta infiammatoria vaginale su larga scala… praticamente per vincere l’HIV si aprirebbero le porte a centinaia di suoi colleghi più comuni.

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