Ogni anno milioni di uccelli migratori compiono un lungo viaggio verso le aree climatiche più calde del Pianeta. Ma come fanno tutti questi volatili a percepire con precisione il nord e a orientarsi durante i loro spostamenti?
Una rivoluzionaria ricerca potrebbe finalmente fornire la risposta.
Per anni si è ipotizzato che il campo magnetico terrestre fosse in grado di influenzare i movimenti oculari degli uccelli migratori, aiutandoli nella difficile impresa di puntare il loro sguardo verso il nord. Partendo da questa ipotesi, un gruppo di ricercatori dell’Università di Oldenburg (Germania) è riuscito a dimostrare l’esistenza di una diretta relazione tra il movimento oculare degli uccelli, influenzato dal nord magnetico, e le aree del cervello deputate al mantenimento della rotta in volo.
Guidati dal prof. Dominik Heyers, i ricercatori hanno iniettato due tipi di liquido di contrasto sensibili agli impulsi neuronali nelle aree del cervello legate all’orientamento e nella retina di alcuni esemplari di Beccafico (Sylvia borin). Giunto il momento della migrazione, i due fluidi si sono attivati evidenziando un percorso neuronale comune fino al talamo degli uccelli, una struttura nervosa del cervello responsabile della visione.
Questa inequivocabile reazione a livello anatomico confermerebbe la teoria secondo cui gli uccelli migratori percepirebbero il campo magnetico come una vera e propria sensazione visiva, non esclusivamente mentale.
La ricerca, recentemente pubblicata su Public Library of Science One, confermerebbe poi il ruolo fondamentale di una particolare proteina presente negli occhi degli uccelli migratori, il criptocromo.
Si suppone che queste proteine siano talmente sensibili al campo magnetico da essere in grado di “orientarsi” verso il nord. “Ciò significa che se un uccello guarda in una data direzione, il nord magnetico potrebbe essere visto come un piccolo puntino nero dalla sua retina” ha spiegato Heyers ai giornalisti, precisando il livello ancora altamente teorico di questa supposizione “del resto non possiamo chiedere agli uccelli migratori come e cosa vedono…”.
Il lavoro del team di Heyers dimostra in maniera inequivocabile un legame diretto tra le percezioni visive degli uccelli migratori e la loro capacità di orientarsi nello spazio.
La ricerca di Heyers si inserisce nel grande filone di studi e analisi condotti per scoprire cosa davvero renda il meccanismo di orientamento degli uccelli migratori così infallibile. Altri ricercatori hanno recentemente scoperto la presenza di alcuni cristalli magnetici nei becchi dei volatili che compiono migrazioni. Secondo Heyers i due sistemi di orientamento (becco – occhi) potrebbero essere complementari. Il becco verrebbe utilizzato per creare una sorta di mappa mentale del percorso, mentre i criptocromi potrebbero svolgere la funzione di una potente e affidabile bussola.
E il navigatore satellitare è servito…
All’inizio degli atti ’70 venne fatto un esperimento “pragmatico”con i colombi viaggiatori. Da una stazione di piccioni di Bovisio Masciago(MI) vennero liberati i piccioni diretti a Palermo; arrivarono lì ( a Palermo) prima dell’aereo di linea Alitalia in partenza da Linate. L’addetto della stazione dei piccioni disse che era una cosa normale perchè i piccioni, sfruttando le correnti ascensionali, sono molto più veloci degli aerei e spendono pochissima energia.