Un gruppo di ricercatori ha da poco svelato lo scheletro quasi completo di quello che potrebbe essere il più antico antenato del genere umano finora conosciuto. Nonostante avesse il corpo e il cervello con dimensioni paragonabili a quelle di uno scimpanzé, l’Ardipithecus ramidus non saltava da un albero all’altro come un primate, ma camminava mantenendo una postura eretta.
L’importante scoperta è stata riportata nella rivista scientifica Science e potrebbe gettare nuova luce sui primi stadi evolutivi della nostra specie. Per questo motivo, secondo numerosi ricercatori, l’importanza del recente ritrovamento sarebbe paragonabile alla scoperta di Lucy, il celebre scheletro ritrovato nel 1974 e risalente a circa 3,2 milioni di anni fa che rivoluzionò lo studio delle origini dell’uomo.
Lucy consentì ai ricercatori di giungere alla conclusione che i nostri lontani antenati iniziarono a camminare eretti prima che il loro cervello iniziasse ad assumere maggior dimensioni. Ma poiché risalivano solamente a 3,2 milioni di anni fa, i suoi resti erano già molto simili a quelli degli umani veri e propri e dunque poco utili per scoprire qualcosa di più sulle nostre origini. A partire dalla metà degli anni Settanta, numerosi evoluzionisti iniziarono a chiedersi che cosa fosse venuto prima di Lucy e che aspetto potesse avere.
Ora quella domanda potrebbe trovare una risposta grazie al ritrovamento dei resti dell’Ardipithecus ramidus. Le prime parti del suo scheletro furono ritrovate nel 1994 nella zona di Aramis in Etiopia e risalgono a circa 4,4 milioni di anni fa. Di sesso femminile, “Ardi” non è dunque il fossile più antico di un ominide finora conosciuto, ma è sicuramente il più completo: sono state ritrovate buona parte delle ossa del cranio, del bacino, delle mani e dei piedi. Elementi utili per ricostruire la postura dell’Ardipithecus ramidus che, secondo i ricercatori, doveva essere ancora “ibrida” e dunque adatta sia per la stazione eretta che per l’arrampicamento sui rami degli alberi.
credit: Science
Tali caratteristiche non implicano che sia stato infine ritrovato il cosiddetto “anello mancante” tra primati e uomini, ma forniscono tuttavia elementi estremamente importanti per comprendere attraverso quali stadi evolutivi l’uomo assunse la posizione eretta ed abbandonò la vita sugli alberi.
Le scoperte su Ardi sono state pubblicate in un numero speciale di Science che contiene ben 11 paper scientifici dedicati all’importante ritrovamento e in una sezione apposita del sito web della rivista. Alcuni di questi lavori hanno richiesto oltre 10 anni di studio e un lungo confronto nella comunità scientifica prima di poter giungere alla pubblicazione. Tutti i lavori sembrano comunque concordare su un punto fondamentale: Ardi fu sicuramente uno dei primi ominidi.