Anche i maschi di dinosauro accudivano le uova

Oviraptor (credit: Wikimedia.org)
Oviraptor (credit: Wikimedia.org)

È un padre così attento e premuroso, un vero dinosauro. Considerati spesso come delle vere e proprie macchine di morte, anche grazie all’immagine tramandata da alcune pellicole cinematografiche di successo, i dinosauri erano in realtà molto attenti al loro ruolo genitoriale e pronti a prendersi amorevolmente cura della propria prole. A rivelarlo è un recente studio che ha svelato come i maschi di tre specie di dinosauro accudissero le uova al posto delle femmine, rimanendo a “casa” a curare il nido.

Le teorie su questo genere di comportamento dei dinosauri non sono del resto nuove. Nel corso di una spedizione nel Deserto del Gobi, nei primi anni Novanta i paleontologi ritrovarono i resti fossili di un Oviraptor intento a proteggere il proprio nido e le uova in esso contenute. Inoltre, tale comportamento può essere ritrovato anche tra i lontani parenti contemporanei dei dinosauri come gli uccelli e i rettili, che creano un nido per accudire le uova contenenti la loro prole in potenza.

Un gruppo di paleontologi, guidato da David Varricchio della Montana State University (USA), ha confrontato tre specie di dinosauri, con caratteristiche simili agli uccelli, con i volatili e i coccodrilli dei giorni nostri. Per la ricerca sono stati utilizzati i resti fossili di Oviraptor, Citipati e Troodonte ritrovati insieme ai loro nidi, contenenti ciascuno una nidiata costituita da una trentina di uova. Conoscendo le dimensioni medie dei dinosauri e quelle delle uova, i paleontologi hanno provato a desumere il comportamento degli animali rispetto al nido. Leggi tutto “Anche i maschi di dinosauro accudivano le uova”

Come le tartarughe conquistarono il guscio, la loro casa

La recente scoperta del più antico fossile di tartaruga fino ad oggi conosciuto sta aiutando i paleontologi a comprendere, con maggior precisione, l’evoluzione che ha portato le tartarughe ad avere le attuali sembianze e caratteristiche.

Fossile di Odontochelys semistestacea scoperto in Cina
Fossile di Odontochelys semitestacea scoperto in Cina

Il fossile di Odontochelys semitestacea è stato ritrovato in alcuni sedimenti nel Nanpanjiang Trough Basin e risale a circa 220 milioni di anni fa, circa 14 milioni di anni più vecchio rispetto a un precedente fossile ritrovato anni fa in Germania. L’importante scoperta ha consentito ai paleontologi di elaborare una teoria maggiormente precisa sull’evoluzione delle tartarughe. Secondo gli esperti, infatti, questi animali si sarebbero evoluti in un ambiente marino e non sul terreno come ipotizzato in precedenza sulla base dei fossili scoperti in Germania.

Il fossile scoperto in Cina presenta un piastrone – la parte ossea piatta che ricopre e protegge il ventre – perfettamente conservato, mentre è privo del carapace, ovvero la parte del “guscio” che riveste il dorso della tartaruga. Secondo i paleontologi, ciò potrebbe indicare che piastrone e carapace si siano evoluti in tempi e modalità diversi nel corso di milioni di anni. Nello specifico, il piastrone si sarebbe evoluto molto prima del carapace. Una tesi rivoluzionaria che contraddice le teorie fino ad ora prevalenti, che ipotizzano un’evoluzione all’unisono della corazza attraverso progressive stratificazioni degli osteodermi (sottili strati ossificati fusi tra loro). Leggi tutto “Come le tartarughe conquistarono il guscio, la loro casa”

Il latte fa bene anche alla evoluzione

Il latte è sicuramente una preziosa fonte di calcio, ma in tempi ormai remoti ha anche costituito una risorsa fondamentale per l’evoluzione dei mammiferi. A dimostrarlo è una innovativa ricerca genetica, che ha evidenziato come l’allattamento si sia sviluppato ben prima che i mammiferi diventassero tali abbandonando la deposizione delle uova, retaggio dei rettili loro antenati. Secondo lo studio, il latte avrebbe favorito i cambiamenti biologici che progressivamente portarono alla gravidanza e al parto, come li conosciamo oggi, tra i mammiferi.

I primi mammiferi apparvero sul Pianeta all’incirca 200 milioni di anni fa. Nel corso del tempo, molte specie svilupparono la capacità di allevare e nutrire il feto nell’utero, abbandonando così la deposizione delle uova e adottando l’allattamento per nutrire i loro piccoli. Da quei tempi remoti a oggi, ben poche eccezioni si sono mantenute al modello diffuso delle gravidanze uterine dei mammiferi. Queste “eccezioni” appartengono all’ordine Monotremata, di cui fanno parte quegli animali, come l’ornitorinco, che depongono le uova, ma allattano poi i loro piccoli.
Partendo da queste conoscenze, il ricercatore Henrik Kaessmann (Università di Losanna, Svizzera) ha cercato di capire quali mutazioni genetiche avessero portato molte specie animali ad abbandonare le uova e a diventare mammiferi tout cour. Leggi tutto “Il latte fa bene anche alla evoluzione”

Quando i coleotteri banchettavano con carne di dinosauro

I coleotteri potrebbero essere una delle principali cause della scarsità di fossili di dinosauro, almeno secondo un team di ricerca della Young University (Provo, Utah – USA).

Un gruppo di ricercatori dell’università statunitense ha infatti analizzato migliaia di ossa di dinosauro risalenti al Giurassico e al Cretaceo, scoprendo così come gli insetti carnivori abbiano letteralmente azzannato i loro resti, eliminando in parte ciò che dopo milioni di anni si sarebbe tramutato in un fossile.
I principali indiziati per questi banchetti preistorici sono i coleotteri appartenenti alla famiglia delle Dermestidae – in particolare Dermestes maculatus – estremamente ghiotti dei resti organici come ossa e carne. Individuata la carcassa di un dinosauro, questi insetti erano soliti deporre una grande quantità di uova, destinate a schiudersi e a liberare le larve che con lenta meticolosità si sarebbero poi dedicate a mangiare e digerire buona parte dell’animale preistorico. Leggi tutto “Quando i coleotteri banchettavano con carne di dinosauro”

L’asteroide che sterminò i dinosauri centrò una riserva di petrolio innescando una gigantesca palla di fuoco

Esaminando alcuni sedimenti risalenti al periodo in cui si estinsero i dinosauri, un team internazionale di ricercatori ha scoperto alcune sfere microscopiche di carbonio che solo un incendio di combustibili fossili avrebbe potuto produrre. Se confermata, la scoperta dimostrerebbe come i dinosauri siano stati cancellati dal nostro Pianeta anche a causa di una colossale conflagrazione di oli combustibili.

Dinosauri [credit: http://www.timesonline.co.uk/multimedia/archive/00322/TRex385_322097a.jpg]Da molto tempo i paleontologi sono convinti che l’impatto con un oggetto extraterrestre, probabilmente un asteroide, abbia fortemente destabilizzato la Terra, causando l’estinzione dei dinosauri. Le numerose tracce di iridio – un elemento estremamente raro sul nostro Pianeta, ma molto comune negli asteroidi – ritrovate nei sedimenti di circa 65 milioni di anni fa suggeriscono l’ipotesi di un impatto catastrofico che avrebbe liberato ingenti quantità di energia. L’asteroide si sarebbe schiantato nell’area della penisola dello Yucatan (Messico), originando il cratere oggi noto come Chicxulub.

Secondo numerosi studiosi, però, l’energia sviluppata dall’impatto con l’asteroide non sarebbe stata sufficiente per sterminare i dinosauri su scala globale. Nel corso del 2003 sulla rivista scientifica Science venne così pubblicata una nuova interessante teoria. Il calore derivato dall’impatto con l’asteroide avrebbe causato numerosi incendi nelle floride foreste preistoriche, che a loro volta avrebbero provocato un considerevole aumento di anidride carbonica nell’atmosfera fino a causare un rapido surriscaldamento globale, che si sarebbe rivelato letale per le numerose specie di dinosauri che popolavano il nostro Pianeta.
Secondo altri ricercatori, invece, i fumi sviluppati dai giganteschi incendi avrebbero oscurato quasi completamente il sole, uccidendo così i vegetali su cui i dinosauri erbivori basavano la loro dieta e decretando quindi uno scompenso nell’intera piramide alimentare degli animali preistorici, che si sarebbero così rapidamente estinti. Leggi tutto “L’asteroide che sterminò i dinosauri centrò una riserva di petrolio innescando una gigantesca palla di fuoco”

Scoperto il fossile di una rana gigante in Madagascar

Riproduzione artistica di un esemplare di Beelzebufo ampinga [credit: Stony Brook University]Il fossile di un esemplare di rana gigante, vissuto circa 65 – 70 milioni di anni fa, è stato recentemente ritrovato in Madagascar. I resti fossilizzati mostrano chiaramente come questo anfibio, chiamato Beelzebufo ampinga, avesse una larghezza di circa 20 centimetri e una lunghezza complessiva di quasi mezzo metro. Il nome del curioso animale deriva dalla fusione dei termini Belzebù e bufo (rospo), che combinati danno origine a Beelzebufo, ovvero “la rana dell’inferno”.

Susan Evans (University College, London, UK) e i suoi colleghi hanno analizzato una sessantina di frammenti fossili ritrovati nel sito di Mahajanga Basin in Madagascar. Nonostante l’alto numero di reperti, non è stato possibile ricostruire uno scheletro completo dell’animale, ma le informazioni ricavate dal cranio hanno fornito importanti dettagli sulla conformazione fisica e sulla “scala” della rana. Grandi il doppio o il triplo della attuale specie Ceratophrys aurita, gli esemplari di Beelzebufo si nutrivano principalmente di piccoli vertebrati come lucertole e topolini. Leggi tutto “Scoperto il fossile di una rana gigante in Madagascar”