L’obesità rende meno efficace la chemioterapia e contribuisce ad aumentare le probabilità di una ricaduta tra i bambini affetti da leucemia. Sono queste le conclusioni cui sono giunti alcuni ricercatori impegnati sul fronte della lotta ai tumori.
La studio è stato realizzato da un team di ricerca guidato da Steven D. Mittelman (Division of Endocrinology, Childrens Hospital Los Angeles – USA) sulla base di un precedente paper scientifico che aveva messo in evidenza come i bambini obesi affetti da leucemia avessero in media il 50% di probabilità in più di andare incontro a una recidiva rispetto agli altri bambini di normale costituzione. Leggi tutto “Quando l’obesità ostacola la chemioterapia”
Non è certo una notizia piacevole per parte della popolazione, ma sembra proprio che il cancro faccia favoritismi. Ormai da diversi anni i ricercatori sanno che la razza si rivela essere un fattore importante in tema di sopravvivenza ai tumori. Le donne afroamericane, per esempio, hanno meno probabilità di contrarre il cancro al seno rispetto alle donne bianche, ma tale patologia si rivela per loro mortale in un maggior numero di casi.
Per molto tempo ci si è interrogati se tale differenza risiedesse solamente nelle diverse possibilità di accedere al servizio sanitario statunitense, a controlli regolari e a trattamenti efficaci o se fosse anche implicato un fattore biologico. Ora una nuova ricerca condotta su decine di trial clinici sembra essere giunta a una improtante conclusione: alcuni tipi di cancro come quello al seno, alla prostata e alle ovarie compiono una sorta di discriminazione tra le razze. Leggi tutto “Quando la discriminazione arriva dai tumori”
Sembra esserci un legame diretto tra l’inquinamento luminoso e il cancro alla prostata. La sorprendente scoperta è stata resa possibile da un nuovo studio condotto da un gruppo di ricercatori della Università di Haifa. L’eventualità di un collegamento tra eccessiva esposizione alla luce artificiale di notte e tumori era già stata ventilata durante lo scorso anno, con uno studio sul cancro al seno, ma mancavano risultati sufficientemente solidi per confermare tale ipotesi.
La ricerca, condotta da Abraham Haim, Boris A. Portnov, Itai Kloog e Richard Stevens, era stata concepita per valutare gli effetti di numerosi fattori – tra i quali l’inquinamento luminoso notturno – sull’incidenza di alcune patologie tumorali come il cancro alla prostata, al polmone e i carcinomi intestinali nell’uomo su scala globale. Per effettuare il loro studio, i ricercatori hanno utilizzato i dati forniti dall’International Agency for Research on Cancer sulle tipologie di tumori oggetto di esame in 164 Paesi, incrociandoli con le informazioni e le mappe sulla quantità di luce artificiale nelle ore notturne fornite dal Defence Meteorological Satellite Program.
Ottenuti i dati, il gruppo di studio ha provveduto ad armonizzare le informazioni in suo possesso, così da poter calcolare con un buon grado di approssimazione il livello di illuminazione artificiale notturna per individuo nei Paesi presi in considerazione. La medesima procedura è stata poi seguita per altri importanti fattori come il consumo di energia elettrica pro capite, il livello di urbanizzazione, le condizioni socioeconomiche del campione e numerose altre variabili. Leggi tutto “L’inquinamento luminoso aumenta l’incidenza del cancro alla prostata”
Quali differenze fanno sì che alcune cellule tumorali rispetto ad altre sopravvivano alla chemioterapia, lasciando così la porta aperta a nuove metastasi?
Rispondere a una domande del genere non era certo semplice, ma i ricercatori del Weizmann Institute non si sono dati per vinti e hanno avviato una meticolosa ricerca, sviluppando nuove procedure per immortalare e analizzare migliaia di cellule sottoposte agli effetti della chemioterapia. Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Science, ha consentito di comprendere meglio le reazioni innescate dai farmaci chemioterapici nelle cellule e le loro risposte ai trattamenti clinici antitumorali.
I ricercatori Ariel Cohen, Naama Geva-Zatorsky ed Eran Eden hanno analizzato il comportamento di circa 1000 differenti proteine coinvolte nei processi di sopravvivenza delle cellule. L’intero lavoro di ricerca è durato diversi anni: per ogni gruppo di cellule tumorali si è resa necessaria la corretta mappatura delle proteine in esse presenti grazie a un gene, rilevabile perché fluorescente, e a una serie di fotografie scattate a intervalli regolari per 72 ore consecutive. Terminata la mappatura, i ricercatori hanno iniettato in ogni gruppo di cellule un farmaco chemioterapico, osservando poi i processi che portavano alla morte di alcune cellule e alla resistenza di altre. Leggi tutto “Due proteine rendono le cellule tumorali più resistenti alla chemioterapia”
In un futuro non troppo lontano, i ricercatori potrebbero essere in grado di utilizzare semplici test del sangue per identificare le tipologie di tumore cerebrale al posto delle tradizionali e spesso invasive biopsie. Tale possibilità deriva da una recente scoperta molto importante, che ha gettato nuova luce su come le cellule tumorali comunichino con l’ambiente che le circonda.
Le cellule, infatti, comunicano in continuazione con ciò che le circonda attraverso i segnali elettrici e lo scambio di materiale proteico. Per garantirsi una buona possibilità di sopravvivenza e proliferazione, le cellule tumorali inviano spesso ai vasi sanguigni degli impulsi per segnalare la loro presenza e farli crescere nella loro direzione. Molti tipi di cellule, tra cui spiccano anche quelle legate al cancro, sono solite comunicare tra loro tramite l’emissione di piccole “bolle” di materiale cellulare chiamate microvescicole. Queste minuscole bolle contengono al loro interno le informazioni, in genere sotto forma di proteine e lipidi, destinate ad altre cellule in grado di decodificare il messaggio e comportarsi di conseguenza.
Partendo da questo presupposto, i ricercatori dell’Harvard Medical School di Boston (USA), guidati da Johan Skog, hanno deciso di esaminare con maggiore attenzione le microvescicole prodotte dalle cellule del tumore cerebrale, il glioblastoma. Precedenti analisi avevano evidenziato all’interno delle microvescicole la presenza di alcune sequenze di RNA, le istruzioni genetiche per ricreare il materiale cellulare. Insieme alla neurologa Xandra Breakefield, Skog ha così pensato di sviluppare un nuovo tipo di test per rilevare le informazioni genetiche contenute nell’RNA delle microvescicole. Leggi tutto “Nel sangue viaggiano i segreti dei tumori”
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