Un passaggio troppo vicino alla propria stella di riferimento può costare la vita ai pianeti. È questa in estrema sintesi la conclusione di una nuova ricerca, che aiuta a spiegare perché le stelle più antiche abbiano generalmente pochi pianeti in orbita nelle loro vicinanze.
In oltre 20 anni di caccia ai pianeti, gli astronomi hanno scoperto circa 347 corpi celesti in orbita intorno ad altre stelle. Un numero considerevole, che ha consentito di mettere in evidenza due differenti tendenze:
Le stelle più antiche hanno raramente dei pianeti in orbita nelle loro vicinanze.
A poca distanza dalle stelle giovani si muovono spesso pianeti con orbite molto più vicine di quella percorsa da Mercurio intorno al Sole.
Migliaia di stelle ai primi stadi di vita sono raccolte, come in una foto di famiglia, nella gigantesca nebulosa NGC3603. Questo piccolo scrigno costituisce uno dei più giovani gruppi di stelle dell’intera Via Lattea, la nostra galassia.
La nebulosa NGC3603 si trova vicino a Carena (Carina in latino), una costellazione ricca di corpi celesti che giace su uno dei bracci a spirale della Via Lattea a 20.000 anni luce di distanza dal nostro Pianeta. L’immagine catturata dal telescopio spaziale Hubble, che ormai da 17 anni ci svela le affascinanti proprietà del Cosmo, rappresenta un “grappolo di stelle” di recente formazione sovrastato da una gigantesca zona costituita da polveri e gas stellari. Ricca di dettagli e ad altissima definizione, l’immagine rivela con estrema precisione il ciclo di vita delle stelle. Leggi tutto “Lo spettacolo del Cosmo attraverso le lenti di Hubble”
L’Ammasso della Chioma è un insieme di galassie nell’area settentrionale della costellazione Chioma di Berenice. L’Ammasso dista circa 320 milioni di anni luce dalla Terra ed è costituito da più di 1000 grandi galassie. Una delle più luminose, NGC 4921, è stata recentemente ritratta dal telescopio spaziale Hubble ed analizzata dagli esperti della NASA.
In genere, le galassie che si trovano in ammassi particolarmente densi conducono una vita molto movimentata, fondendosi tra di loro e trasformandosi da galassie spirali a galassie ellittiche, fenomeno che favorisce la formazione di nuove stelle. Da ciò ne deriva che nell’Ammasso della Chioma le galassie ellittiche superano di gran lunga quelle a spirale rispetto ad altre aree note del Cosmo.
Pochi giorni fa, il 7 marzo, la Missione Kepler della NASA a portato a compimento il suo primo obiettivo, lanciando in orbita il telescopio Kepler attraverso un lanciatore United Launch Alliance Delta II. Il nuovo satellite artificiale è stato concepito per ricercare al di fuori del nostro sistema solare pianeti simi alla Terra.
Nel corso dei prossimi tre anni e mezzo, questa la durata della missione (salvo estensioni della stessa), Kepler sarà in grado di fornire informazioni agli astronomi, rilevando la presenza di corpi celesti simili al nostro Pianeta all’interno della Via Lattea. Dopo il lancio, il satellite ha dato i primi segni di vita al momento della separazione dal terzo stadio del missile lanciatore che lo ha portato in orbita intorno al Sole. D’ora in poi Kepler dovrà cavarsela da solo, producendo autonomamente l’energia di cui avrà bisogno tramite i suoi pannelli fotovoltaici. Leggi tutto “Con Kepler, parte la caccia ai pianeti simili alla Terra”
Le galassie sono solitamente estremamente distanti l’una dall’altra nell’universo, tuttavia capita che nelle profondità del cosmo alcune di esse collidano tra loro. Intercettare questi fenomeni non è semplice, ma nel corso degli anni il famoso telescopio spaziale Hubble è riuscito nell’impresa di immortalare numerose e spettacolari collisioni tra galassie.
Gli scontri tra due o più galassie non sono mai uguali tra loro e danno dunque vita a fenomeni molto differenti. Le variabili in campo sono molteplici, così ogni collisione costituisce uno spettacolo unico e irripetibile per gli astronomi.
L’immagine qui sopra rappresenta uno degli “incontri” più incredibili sinora catalogati da Hubble. La fotografia ritrae tre galassie intente in una sorta di tiro alla fune gravitazionale che potrebbe portare alla morte di una di loro. L’area di questo singolare scontro galattico si trova a circa 100 milioni di anni luce di distanza dalla Terra nella costellazione del Pesce Australe. Leggi tutto “Tiro alla fune tra galassie”
La sonda spaziale Venus Express della ESA (Agenzia Spaziale Europea) ha recentemente rilevato un intenso bagliore nell’atmosfera del pianeta Venere. Questa luce, rilevabile nello spettro dell’infrarosso, sembra sia stata causata da alcune reazioni di ossido d’azoto, dimostrando ai ricercatori come l’atmosfera di questo pianeta (il più vicino alla Terra) sia caratterizzata da turbolenze e forti venti capricciosi, spesso del tutto imprevedibili.
Il particolare bagliore è stato registrato dal Visible and Infrared Thermal Imaging Spectrometer (VIRTIS), uno spettrometro installato su Venus Express e appositamente calibrato per vedere nell’infrarosso. L’evento è stato rilevato in due momenti distinti dalla sonda e costituisce la prima osservazione diretta di un fenomeno del genere, una scoperta che potrebbe contribuire ad affinare le nostre conoscenze sull’atmosfera del pianeta.
Secondo gli astrofisici, infatti, uno studio approfondito dei parametri del bagliore causato dall’ossido di azoto consentirà di ottenere nuovi dettagli sulla temperatura, la direzione dei venti e la composizione chimica dell’atmosfera di Venere. La particolare luce notturna rilevata da Venus Express è sostanzialmente causata dai raggi ultravioletti emessi dal Sole, che irradiando l’atmosfera comportano la rottura di numerose molecole che assumono strutture più semplici. Leggi tutto “Un bagliore nella notte di Venere”
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