Scoperto CoRoT-Exo-7b, un lontano cugino della Terra

Il passaggio di un pianeta causa una riduzione riscontrabile nell'emmisione di luce della stella (credit: CNES)
Il passaggio di un pianeta causa una riduzione riscontrabile nell'emmisione di luce della stella (credit: CNES)

Un nuovo pianeta al di fuori del nostro sistema solare si aggiunge agli elenchi degli astronomi. Un gruppo di astrofisici ha da poco comunicato la scoperta di un nuovo corpo celeste con un diametro doppio rispetto a quello terrestre, ma un clima decisamente ostile alla vita. CoRoT-Exo-7b, questo il nome del pianeta, è un luogo letteralmente infernale con vulcani continuamente in eruzione e temperature altissime o – si ipotizza – un oceano incandescente che lo ricopre interamente.

L’identificazione di CoRoT-Exo-7b non è solamente importante per la scoperta in sé, ma per le nuove possibilità che si aprono nelle tecniche utilizzate per l’identificazione di pianeti simili alla Terra magari in grado di ospitare primordiali forme di vita. Fino a oggi, gli astronomi hanno scoperto circa 330 pianeti in orbita intorno a stelle differenti dal nostro Sole, ma un numero estremamente limitato di essi ha una conformazione rocciosa come la Terra. La maggior parte degli esopianeti scoperti sono giganti gassosi, spesso versioni più grandi del colosso per antonomasia Giove.

Il basso numero di pianeti osservati con una conformazione simile a quella terrestre non è dovuta alla loro scarsità, ma semplicemente alle loro ridotte dimensioni che ne rendono difficoltosa l’identificazione nelle profondità del cosmo. Per questo motivo i giganti gassosi vengono scoperti con una frequenza molto maggiore. L’esopianeta da poco identificato costituisce dunque una rara eccezione, che potrebbe portare alla scoperta di nuovi pianeti rocciosi. Leggi tutto “Scoperto CoRoT-Exo-7b, un lontano cugino della Terra”

Nel cuore fluido della Luna il segreto del magnetismo lunare

Area del polo Nord della Luna (credit: http://www.jaxa.jp)
Area del polo Nord della Luna (credit: http://www.jaxa.jp)

Forse la Luna nasconde un passato più irrequieto del previsto e lontano dall’attuale calma del satellite. È quanto sostiene un gruppo di ricercatori, che ha da poco ipotizzato con maggior precisione il possibile ciclo evolutivo vissuto dal nostro vicino più prossimo nel Cosmo. Secondo lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Science, la Luna avrebbe originariamente avuto un nucleo fluido, tale da conferire al satellite anche un campo magnetico.

Buona parte dei pianeti del nostro sistema solare sono dotati di un campo magnetico, che nel caso della Terra si rivela un’ottima barriera per proteggerci – per esempio – dal pericoloso vento solare. Nonostante sia un satellite, anche la Luna sembra aver posseduto un campo magnetico, ma l’origine di tale peculiarità è stata da sempre un motivo di divisione all’interno della comunità scientifica. Secondo alcuni astrofisici, infatti, il campo magnetico si sarebbe originato a causa dei metalli disciolti nell’ipotetico nucleo liquido del satellite, mentre per altri si sarebbe sviluppato a causa della collisione con le meteore che avrebbero comportato un magnetismo di breve durata sulla superficie lunare.

Ora una roccia potrebbe finalmente fornire una risposta definitiva sull’intricato enigma. Un gruppo di ricercatori, guidato da Ian Garrick-Bethell del Massachussets Institute of Technology (USA), ha analizzato il detrito lunare 76535 raccolto nell’ormai lontano 1972 dalla missione Apollo 17, l’ultima ad aver portato l’uomo sulla Luna. La roccia risale a circa 4,2 miliardi di anni fa ed è sostanzialmente un troctolite. Leggi tutto “Nel cuore fluido della Luna il segreto del magnetismo lunare”

A caccia di polvere di stelle

Nell’infinitamente piccolo di un granello di polvere potrebbero risiedere i segreti dell’infinitamente grande del Cosmo.
Fino ad ora la polvere di stelle aveva sempre costituito una fastidiosa seccatura per gli astronomi poiché rendeva inaccessibili alle potenti lenti dei telescopi le galassie più remote, assorbendo le radiazioni emesse dai corpi stellari. Recenti studi hanno invece dimostrato che un’analisi accurata della polvere stellare potrebbe portare a nuove conoscenze sul Cosmo. Quando assorbe l’energia dalle stelle, infatti, questa polvere cosmica emette una vasta gamma di radiazioni. Grazie all’aiuto di nuove e sofisticate strumentazioni, gli astrofisici potrebbero capire cosa si nasconda al di là dei densi strati di polvere stellare.

Nube di polvere cosmica [credit: NASA]Questa scoperta, che potrebbe portare a una nuova era nell’esplorazione del Cosmo, è stata resa possibile da un progetto dell’European Science Foundation cui ha collaborato l’astrofisico Simone Bianchi. “La tecnica di indagine che abbiamo affinato era già attuabile venti anni fa, ma grazie alle nuove tecnologie e strumentazioni possiamo ottenere dati molto più chiari e attendibili”.
Specifiche simulazioni al computer consentono, inoltre, di ricostruire con un’approssimazione accettabile la struttura delle galassie nascoste dalla polvere cosmica, anche quando è impossibile effettuare un’osservazione diretta dei corpi celesti. Il segreto risiede nel comportamento della polvere cosmica, che agisce come uno schermo su cui sono riprodotte le radiazioni emesse dalle stelle che nasconde.

Immagine termica di un aggregato di polvere cosmicaGrazie al lancio nel 2008 del satellite a infrarossi Herschel, progettato e costruito dall’Agenzia spaziale europea (ESA), sarà possibile analizzare con maggior precisione le radiazioni emesse dalla polvere cosmica. “Le nuove strumentazioni ci permetteranno di identificare aggregati di polveri anche in aree molto rarefatte del Cosmo” ha dichiarato entusiasta Bianchi.
Il lavoro del nuovo satellite dell’ESA aiuterà gli astronomi a comprendere con maggior precisione il ruolo rivestito dalla polvere cosmica nella formazione delle stelle. Un legame tra le polveri e i gas di cui le stelle sono costituite è già stato dimostrato, ma le relazioni intime che portano alla creazione di una stella restano ancora ignote e da indagare con particolare attenzione.

Il team di ricerca sulla polvere cosmica è un vero fiore all’occhiello per l’astrofisica europea e l’ESA che, dopo alcuni anni difficili, si sta finalmente ritagliando uno spazio più autonomo accanto ai grandi competitori d’oltreoceano.

Alieni, alieni al carbonio…

cosmo
Gli extraterrestri? Certo che esistono, probabilmente anche nel nostro sistema solare. Perché non li abbiamo mai trovati? Semplice, ci siamo ostinati a cercare forme di vita simili a quelle terrestri, ma il DNA non è l’unica possibilità per “gestire” una vita.Questa la sconcertante conclusione di uno studio, The Limits of Organic Life in Planetary Systems, pubblicato in luglio sul prestigioso National Research Council (NRC).

Pesci, lucertole, platani e tutto ciò che di vivente popola il nostro Pianeta possono sembrare molto differenti uno dall’altro, ma nella loro struttura intima sono sorprendentemente simili. Tutte le specie viventi studiate dall’uomo necessitano acqua allo stato liquido per sopravvivere, ad esempio. Inoltre, tutte le specie basano la loro esistenza ed evoluzione sulla molecola del DNA e utilizzano gli stessi “blocchetti di costruzioni”, gli aminoacidi, per creare le loro strutture. Leggi tutto “Alieni, alieni al carbonio…”