Forse la Luna nasconde un passato più irrequieto del previsto e lontano dall’attuale calma del satellite. È quanto sostiene un gruppo di ricercatori, che ha da poco ipotizzato con maggior precisione il possibile ciclo evolutivo vissuto dal nostro vicino più prossimo nel Cosmo. Secondo lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Science, la Luna avrebbe originariamente avuto un nucleo fluido, tale da conferire al satellite anche un campo magnetico.
Buona parte dei pianeti del nostro sistema solare sono dotati di un campo magnetico, che nel caso della Terra si rivela un’ottima barriera per proteggerci – per esempio – dal pericoloso vento solare. Nonostante sia un satellite, anche la Luna sembra aver posseduto un campo magnetico, ma l’origine di tale peculiarità è stata da sempre un motivo di divisione all’interno della comunità scientifica. Secondo alcuni astrofisici, infatti, il campo magnetico si sarebbe originato a causa dei metalli disciolti nell’ipotetico nucleo liquido del satellite, mentre per altri si sarebbe sviluppato a causa della collisione con le meteore che avrebbero comportato un magnetismo di breve durata sulla superficie lunare.
Ora una roccia potrebbe finalmente fornire una risposta definitiva sull’intricato enigma. Un gruppo di ricercatori, guidato da Ian Garrick-Bethell del Massachussets Institute of Technology (USA), ha analizzato il detrito lunare 76535 raccolto nell’ormai lontano 1972 dalla missione Apollo 17, l’ultima ad aver portato l’uomo sulla Luna. La roccia risale a circa 4,2 miliardi di anni fa ed è sostanzialmente un troctolite.
I ricercatori hanno esposto il minerale a una serie di campi magnetici progressivamente più intensi, scoprendo così come la roccia sia stata esposta nel corso della sua vita a due eventi magnetici particolarmente intensi e stabili. Precedenti analisi hanno, inoltre, rivelato come il detrito 76535 abbia subito due fasi di profondo raffreddamento, uno durato alcuni milioni di anni, l’altro alcune centinaia di migliaia di anni.
Le informazioni ottenute sul magnetismo, combinate con le osservazioni già note sul raffreddamento del minerale, sembrano suggerire che circa 4,2 miliardi di anni fa la Luna avesse effettivamente un campo magnetico stabile, creatosi a circa 300 milioni di anni dalla formazione dello stesso satellite. Le nuove evidenze scientifiche sembrano dunque escludere l’ipotesi del magnetismo indotto dall’impatto con le meteore, tale evento avrebbe dovuto creare un campo magnetico destinato a durare molto meno tempo di quanto ora stimato dai ricercatori, e confermare invece la presenza di un nucleo fluido.
La scoperta dei ricercatori del Massachussets Institute of Technology apre ora nuovi interrogativi sugli altri corpi celesti. Numerosi ricercatori ritenevano, infatti, che le dimensioni ridotte della Luna non potessero consentire al satellite di possedere un campo magnetico stabile, ma i recenti sviluppi sembrano contraddire tale ipotesi e suggerire la presenza di campi magnetici anche in corpi celesti di piccole dimensioni, come asteroidi e meteoriti.
Le conclusioni cui sono giunti i ricercatori saranno oggetto di nuovi approfondimenti e in ambiente scientifico la cautela è ancora massima. Numerosi studiosi hanno accolto con stupore la ricerca di Garrick-Bethell e del suo team, criticando la fretta con la quale i ricercatori sono giunti alle loro conclusioni dopo aver studiato solamente una roccia proveniente dalla Luna.
Occorrerà ancora del tempo per dipanare con certezza il mistero del campo magnetico della Luna, che da lassù continua a osservarci facendo leva su un tipo ben diverso di magnetismo per affascinare da millenni il genere umano…
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