Il destino dei biocarburanti è nell’elettricità

maisI biocarburanti funzionano molto bene, ma non nei serbatoi delle automobili. Un recente studio ha infatti dimostrato come l’etanolo ricavato dal mais e altre piante possa contribuire a ridurre efficacemente le emissioni di gas nocivi per l’ambiente solo se utilizzato per produrre energia con la quale ricaricare le automobili elettriche, e non come carburante per i motori a scoppio.

Da alcuni anni a questa parte, i biocarburanti sono considerati una delle alternative possibili ai più inquinanti combustibili derivati dal petrolio. La quantità di anidride carbonica prodotta dai carburanti di origine vegetale è infatti sostanzialmente uguale all’ammontare di CO2 riassorbita dalla piantagione utilizzata per la produzione dello stesso biocarburante. Fino a ora non era però chiaro se fosse meglio convertire il mais in etanolo per utilizzarlo poi nei tradizionali motori a scoppio o se fosse consigliabile utilizzarlo per produrre energia elettrica utile per ricaricare i mezzi di locomozione a batterie. Leggi tutto “Il destino dei biocarburanti è nell’elettricità”

L’aumento di anidride carbonica potrebbe condannare a morte le barriere coralline

coralloSi moltiplicano le ricerche scientifiche sugli effetti dell’aumento dei gas serra sugli ecosistemi marini, a testimonianza di quanto sia precario lo stato di salute del nostro Pianeta. Le alte emissioni di anidride carbonica iniziano a danneggiare seriamente la vita marina a causa dell’innalzamento delle temperature e del costante aumento dell’acidità delle acque di mari e oceani. Non ha dubbi in proposito un gruppo di ricercatori che ha da poco portato a termine uno studio su alcune coste del Mar Rosso per valutare l’impatto dell’aumento di temperatura e acidità dei mari sui coralli.

Come è ormai noto da tempo, il progressivo riscaldamento dei mari può condizionare sensibilmente il metabolismo del corallo. Le alte temperature possono infatti portare allo sbiancamento dei coralli, un fenomeno distruttivo che compromette seriamente gli ecosistemi delle barriere coralline fino a farle scomparire. Inoltre, i microorganismi che costruiscono progressivamente il corallo patiscono una eccessiva acidità dell’acqua marina, dovuta all’assorbimento da parte dei mari dell’anidride carbonica presente nell’atmosfera. Leggi tutto “L’aumento di anidride carbonica potrebbe condannare a morte le barriere coralline”

Malattie polmonari in città: il killer silenzioso è l’ozono

Una molecola di ozono è formata da tre atomi di ossigeno
Una molecola di ozono è formata da tre atomi di ossigeno

Le alte concentrazioni di ozono nelle città particolarmente inquinate possono aumentare le probabilità di soffrire di patologie polmonari mortali. A rivelarlo è un gruppo di ricercatori, che per la prima volta hanno portato a termine uno studio nel lungo periodo sui fattori di rischio legati alla presenza dell’ozono.

Come è ben noto, l’ozono che si trova nella stratosfera contribuisce alla protezione della vita sulla Terra, evitando che le radiazioni nocive del Sole filtrino raggiungendo le specie viventi che popolano il pianeta. In prossimità del suolo, però, l’ozono non è altro che un pericoloso inquinante, formato generalmente dalla reazione dei gas di scarico con la luce solare. L’ozono può causare seri danni ai polmoni e avere effetti deleteri su chi soffre già di particolari patologie respiratorie come l’asma. Fino ad ora, però, gli studi erano stati svolti con rilevazioni in periodi temporali brevi, non sufficienti per approfondire con la dovuta accuratezza il rapporto tra la presenza di ozono e le malattie polmonari che possono condurre alla morte. Leggi tutto “Malattie polmonari in città: il killer silenzioso è l’ozono”

La morte per il fitoplancton arriva dall’alto

Plancton al microscopio
Plancton al microscopio

Le particelle ricche di nutrienti che si trovano nell’atmosfera sono una sorta di manna dal cielo per il fitoplancton, quell’insieme di minuscoli organismi vegetali alla base dell’alimentazione di migliaia di specie marine. Secondo una recente ricerca, però, alcune particelle presenti nell’atmosfera starebbero avvelenando il fitoplancton in numerose aree degli oceani, creando non pochi problemi ai delicati ecosistemi oceanici e alterando le quantità di gas serra assorbite annualmente dai minuscoli vegetali che lo compongono.

Le particelle trasportate tramite l’atmosfera sono di vario tipo e comprendono sia elementi naturali che derivati dall’attività umana e includono polveri ricche di minerali, sali e molecole organiche. Depositandosi sulla superficie dei mari e degli oceani, questi componenti forniscono buona parte delle sostanze nutrienti per il fitoplancton che galleggia negli strati superiori delle acque, mantenendo così in equilibro l’ecosistema marino. Ma sull’acqua si depositano anche elementi potenzialmente nocivi per i mari e responsabili di fenomeni pericolosi per gli ecosistemi come le piogge acide.

Per lungo tempo il problema era stato sostanzialmente ignorato, ma ora un gruppo di ricercatori ha approfondito le conoscenze sul tema giungendo a risultati inquietanti. L’oceanografa Adina Paytan (University of California, USA), insieme ad alcuni colleghi, ha svolto una serie di meticolose ricerche studiando gli effetti degli aerosol atmosferici (le particelle presenti nell’atmosfera) europei e africani su alcune colonie di fitoplancton del Mar Rosso. Il gruppo di ricerca ha dunque prelevato alcuni aerosol da diverse aree dell’Europa e dell’Africa e li ha poi uniti ad alcuni campioni di acqua marina proveniente dal Mar Rosso. Leggi tutto “La morte per il fitoplancton arriva dall’alto”

L’inquinamento luminoso aumenta l’incidenza del cancro alla prostata

Il mondo di notte (credit: . Mayhew & R. Simmon (NASA/GSFC), NOAA/ NGDC, DMSP Digital Archive)
Il mondo di notte (credit: . Mayhew & R. Simmon (NASA/GSFC), NOAA/ NGDC, DMSP Digital Archive)

Sembra esserci un legame diretto tra l’inquinamento luminoso e il cancro alla prostata. La sorprendente scoperta è stata resa possibile da un nuovo studio condotto da un gruppo di ricercatori della Università di Haifa. L’eventualità di un collegamento tra eccessiva esposizione alla luce artificiale di notte e tumori era già stata ventilata durante lo scorso anno, con uno studio sul cancro al seno, ma mancavano risultati sufficientemente solidi per confermare tale ipotesi.

La ricerca, condotta da Abraham Haim, Boris A. Portnov, Itai Kloog e Richard Stevens, era stata concepita per valutare gli effetti di numerosi fattori – tra i quali l’inquinamento luminoso notturno – sull’incidenza di alcune patologie tumorali come il cancro alla prostata, al polmone e i carcinomi intestinali nell’uomo su scala globale. Per effettuare il loro studio, i ricercatori hanno utilizzato i dati forniti dall’International Agency for Research on Cancer sulle tipologie di tumori oggetto di esame in 164 Paesi, incrociandoli con le informazioni e le mappe sulla quantità di luce artificiale nelle ore notturne fornite dal Defence Meteorological Satellite Program.

Ottenuti i dati, il gruppo di studio ha provveduto ad armonizzare le informazioni in suo possesso, così da poter calcolare con un buon grado di approssimazione il livello di illuminazione artificiale notturna per individuo nei Paesi presi in considerazione. La medesima procedura è stata poi seguita per altri importanti fattori come il consumo di energia elettrica pro capite, il livello di urbanizzazione, le condizioni socioeconomiche del campione e numerose altre variabili. Leggi tutto “L’inquinamento luminoso aumenta l’incidenza del cancro alla prostata”

Gaia nella polvere

pianeta polveriUna densa nube di polveri inquinanti sta uccidendo i ghiacciai dell’Himalaya. Questa è la sconvolgente conclusione cui è giunto un team di ricerca statunitense, che ormai da mesi sta studiando e monitorando l’enorme nube marrone che aleggia sull’Asia meridionale.

Il particolato, ovvero l’insieme delle sostanze inquinanti prodotte dall’uomo e sospese nell’aria, potrebbe avere responsabilità molto più pesanti rispetto ai gas serra per quanto riguarda il surriscaldamento di intere aree geografiche. “La nostra scoperta sta suscitando molto scalpore in India. La maggior parte delle riserve idriche dell’India settentrionale e centrale sono fornite dai fiumi che originano dai grandi ghiacciai dell’Himalaya” ha dichiarato David Winker, responsabile del team di ricerca, alla prestigiosa rivista scientifica Nature. Leggi tutto “Gaia nella polvere”