La lebbra è più vecchia del previsto

I segni della lebbra sullo scheletro ritrovato in India (credit: Gwen Robbins et al., PLoS ONE)
I segni della lebbra sullo scheletro ritrovato in India (credit: Gwen Robbins et al., PLoS ONE)

La lebbra affligge l’umanità da molto più tempo di quanto non si pensasse. A rivelarlo è un gruppo di ricercatori, che ha da poco scoperto in India uno scheletro risalente a circa 4.000 anni fa con evidenti tracce lasciate dalla terribile patologia. Il nuovo ritrovamento riporta indietro di circa 1500 anni le origini della malattia e fornisce nuovi elementi per comprendere come la lebbra si sia diffusa su scala globale.

Fino a oggi, le testimonianze più remote nel tempo della malattia erano state ritrovate in alcuni testi nel sud dell’Asia risalenti al VI secolo prima dell’era volgare, dove venivano descritte le disabilità solitamente causate dalla patologia. In maniera più ambigua, anche nei Veda, gli antichi testi sacri dell’induismo databili intorno a due millenni prima dell’era volgare, si faceva cenno a una malattia simile alla lebbra. Infine, in Egitto fu ritrovato lo scheletro con i segni della lebbra più antico finora conosciuto, risalente al II secolo prima dell’era volgare. Tracce inequivocabili, poiché la lebbra attacca sì la pelle e le terminazioni nervose più periferiche, ma nei casi più gravi può anche diffondersi fino al tessuto osseo. Leggi tutto “La lebbra è più vecchia del previsto”

Quando l’AIDS è il mandante e la tubercolosi è il killer

Schema stilizzato di una sezione del virus dell'HIV
Schema stilizzato di una sezione del virus dell'HIV

In seguito alle recenti, e opinabili, dichiarazioni di Benedetto XVI, l’AIDS è tornato almeno per qualche giorno nell’agenda informativa dei principali mezzi di comunicazione. Della malattia, in realtà, si continua a parlarne molto poco, nonostante le decine di milioni di persone portatrici del virus HIV. Un recente studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), dimostra come il numero delle persone affette sia da AIDS che da tubercolosi (TBC) siano praticamente raddoppiate in appena un anno, tra il 2006 e il 2007. Un aumento dovuto principalmente a nuovi e più affidabili sistemi di rilevazione, che dipinge comunque un quadro inquietante sulle due patologie.

Il bacillo che causa la tubercolosi, Mycobacterium tuberculosis, interessa mediamente un terzo della popolazione mondiale, ma nella maggior parte dei casi non causa l’insorgenza della patologia. Contraggono la malattia circa otto milioni di persone ogni anno e due milioni ne restano vittime, spesso perché non hanno accesso alla semplice cura con antibiotici per debellare il bacillo. Distruggendo parte del sistema immunitario, il virus HIV apre spesso la via alla tubercolosi, risvegliando i batteri latenti che così si disperdono e colonizzano i polmoni, e rendendo difficile una cura poiché i farmaci per combattere l’AIDS possono avere interazioni con gli antibiotici per debellare la TBC. Leggi tutto “Quando l’AIDS è il mandante e la tubercolosi è il killer”

A un passo dal vaccino universale contro l’influenza

C’è poco da fare: essersi ammalati di influenza un anno non esclude la possibilità di ammalarsi nuovamente di influenza l’anno successivo e quello dopo ancora, e così via.

L'emaglutinina apre la strada al virus all'interno delle cellule (credit: nih.gov)
L'emaglutinina apre la strada al virus all'interno delle cellule (credit: nih.gov)

Come è noto, il virus dell’influenza si evolve molto rapidamente sfuggendo al controllo del nostro sistema immunitario e degli stessi ricercatori, coinvolti ogni anni in una vera e propria corsa contro il tempo per preparare il giusto vaccino per mettersi al riparo da questa malattia stagionale. Il famigerato virus potrebbe, però, avere presto vita difficile grazie a una recente scoperta, che ha consentito di identificare una serie di anticorpi in grado di contrastare un’ampia gamma di virus influenzali. L’importante passo avanti potrebbe portare alla creazione di vaccini ad ampio spettro in grado di prevenire anche le forme più violente di influenza come l’aviaria.

Il segreto della nuova scoperta risiede in una particolare proteina conosciuta con il nome di emaglutinina. Questa proteina ricopre la superficie dei virus e consente loro di attecchire ai recettori delle cellule dando così il via al contagio. Attraverso alcuni passaggi molecolari, l’emaglutinina consente alla membrana del virus di fondersi con quella della cellula, aprendosi una via per la contaminazione a livello cellulare.

Generalmente, i vaccini creano degli specifici anticorpi per colpire la parte iniziale della catena molecolare che costituisce l’emaglutinina e impedire ai virus influenzali di attecchire alle membrane cellulari per avviare il contagio. La porzione della proteina colpita muta però molto rapidamente, rendendo necessario un nuovo vaccino ogni anno per trattare nella maniera più efficace l’emaglutinina. Leggi tutto “A un passo dal vaccino universale contro l’influenza”

AIDS: un gel microbicida contro l’HIV

Schema stilizzato di una sezione del virus dell'HIV
Schema stilizzato di una sezione del virus dell'HIV

Dopo numerosi anni di prove e risultati poco soddisfacenti, ora un gruppo di ricercatori potrebbe essere a un passo dalla realizzazione di un microbicida vaginale utile per contrastare le infezioni dovute all’HIV, il virus dell’AIDS. Un importante progresso, che dovrà essere ora testato approfonditamente attraverso numerosi test clinici, utili per costruire una solida statistica per il nuovo farmaco.

I numeri dello studio sono comunque già notevoli: la ricerca ha interessato oltre 3.000 donne in cinque Paesi, quattro dei quali nell’area dell’Africa subsahariana, dove le donne con l’HIV costituiscono circa il 60% della popolazione adulta. Le donne che hanno utilizzato il microbicida Pro2000 prima di avere rapporti sessuali hanno fatto registrare un calo di circa il 30% nell’incidenza delle infezioni da HIV rispetto alle donne cui era stato assegnato un differente microbicida, un placebo o nessun gel da applicare.

Risultati importanti e di poco distanti dalla riduzione del 33% ritenuta statisticamente significativa dai ricercatori. Gli autori della ricerca si attendevano in realtà risultati migliori, ma il trend segnato sembra essere comunque positivo e incoraggiante per le prossime fasi di sviluppo del microbicida. Secondo Abdul Karim, responsabile del Centre for the AIDS Programme Research di Congella (Sud Africa) e coordinatore sul campo dello studio, i risultati ottenuti costituiscono una prima importante speranza per le giovani donne di un intero continente ove il virus dell’HIV è ormai dilagante. Leggi tutto “AIDS: un gel microbicida contro l’HIV”