Una Cupola per la Stazione Spaziale Internazionale

Ad alcuni giorni dal magnifico scatto fotografico dello Shuttle Endeavour, dalla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) giunge una nuova emblematica immagine.

credit: NASA.gov
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La fotografia mostra per la prima volta la vista offerta dal modulo Cupola da poco trasportato nello spazio e unito alla ISS. Cupola è stato costruito dall’italiana Thales Alenia Space, ha un diametro di circa 2 metri ed è alto un metro e mezzo circa. Grazie alle sei finestre laterali e all’oblò centrale, il modulo consentirà agli astronauti della ISS di effettuare alcuni controlli a vista della stazione spaziale, monitorare le fasi di attracco dei veicoli spaziali e offrirà naturalmente un punto di osservazione privilegiato per ammirare la Terra.

L’immagine da poco giunta dallo spazio ricorda l’inquadratura di un film di fantascienza anche a causa del panorama sullo sfondo. Il terreno di colore rosso ricorda il suolo marziano, ma è in realtà una porzione del Deserto del Sahara ripreso nel corso di una delle tante orbite compiute dalla ISS intorno al nostro pianeta. Lassù, gli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale compiono 15,72 orbite intorno alla Terra al giorno. Gli spunti per l’osservazione dal modulo Cupola non mancheranno di certo.

Tra Terra e cielo

A volte la Scienza incrocia l’arte e la poesia sul proprio cammino.

credit: NASA.gov
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Durante lo scorso 9 febbraio, un astronauta della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) ha immortalato lo Shuttle Endeavour intento a compiere la propria danza di avvicinamento per agganciarsi alla ISS. Fa da sfondo al particolare incontro l’orizzonte del nostro Pianeta.

Lo scatto è stato da poco diffuso dalla NASA ed è destinato a diventare una delle immagini maggiormente emblematiche della missione spaziale STS-130 iniziata lo scorso 8 febbraio e destinata a terminare il 21. La nuova visita dello Shuttle consentirà di installare il Nodo 3 della Stazione Spaziale Internazionale e Cupola, un innovativo modulo che offrirà agli occupanti della ISS una vista a 360° per controllare le passeggiate spaziali degli astronauti, le operazioni di attracco e l’osservazione di alcuni corpi celesti, Terra compresa naturalmente.

Challenger, 24 anni dopo un nuovo video dell’incidente

Nella mattina del 28 gennaio del 1986, lo Space Shuttle Challenger si disintegrava nei cieli della Florida ad appena 73 secondi dal lancio e dall’inizio della missione STS-51L. Un guasto a una guarnizione nella porzione inferiore del razzo a propellente solido destro portò a una violenta fuoriuscita di fiamme che, insieme alle notevoli forze aerodinamiche in atto, portò a un cedimento strutturale fatale per lo Shuttle e l’equipaggio.

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A distanza di 24 anni circa da quel tragico mattino, il Courier Journal di Louisville (Kentucky – USA) ha pubblicato un filmato amatoriale realizzato all’epoca dal videoamatore Jack R. Moss. Il video venne realizzato tra le abitazioni di un’area residenziale di Winter Haven, ma non fu mai diffuso dal suo autore. Lo scorso dicembre, a una settimana circa dalla propria morte, l’88enne Moss ha deciso di donare il filmato allo Space Exploration Archive, una organizzazione non-profit di Lousiville.

Il documento video non ha subito alcuna forma di editing e rappresenta dunque fedelmente i tempi e la sequenza del tragico incidente, ma da un punto di vista nuovo rispetto alla riprese raccolte nel 1986 dalla NASA. L’audio del filmato, realizzato nel formato BETA, consente di ascoltare il dialogo tra Moss, la propria compagna e alcuni vicini intenti a osservare il lancio del Challenger. Dopo pochi secondi, l’autore del filmato nota qualcosa di strano e riceve conferme dai vicini, che probabilmente hanno già assistito ad altri lanci (quella di Moss è una seconda casa). Poco dopo giungono le prime conferme: lo Shuttle si è disintegrato nel corso del lancio.

In seguito all’incidente, il presidente Ronald Reagan decise di rimandare di una settimana il tradizionale discorso sullo stato dell’Unione e diede l’annuncio del disastro alla nazione, terminando il proprio messaggio con una citazione di John Gillespie Magee:

Non li dimenticheremo mai, né l’ultima volta li vedemmo, questa mattina, mentre si preparavano per il loro viaggio, salutavano e “fuggivano dalla scontrosa superficie della Terra” per “sfiorare il volto di Dio”.

Fine dei giochi: la NASA parcheggia Spirit

Niente da fare, Spirit non è riuscito a liberarsi dalla morsa delle sabbie marziane. Attraverso un messaggio pubblicato nella sezione Free Spirit, la NASA ha confermato l’impossibilità di sbloccare il rover nonostante i numerosi sforzi profusi dal team incaricato di liberare il celebre robot inviato su Marte. La decisione dell’ente spaziale americano giunge a un paio di mesi di distanza dalle prime manovre eseguite per rimettere in moto Spirit.

Il Rover Spirit (credit: NASA)
Il Rover Spirit (credit: NASA)

Nel corso degli ultimi sei anni, il rover ha fornito un’enorme serie di dati e informazioni sul suolo marziano, aiutando i ricercatori a comprendere meglio le caratteristiche del Pianeta Rosso. Ora per Spirit scatta il piano B, già previsto dagli esperti della NASA nel caso di un insuccesso: il dispositivo diventerà una stazione di rilevazione fissa e potrà fare affidamento sulla propria fotocamera panoramica e sul proprio spettrometro per inviare nuove informazioni verso la Terra. Ma prima di diventare una sorta di stazione meteo marziana, Spirit dovrà affrontare l’inverno. Leggi tutto “Fine dei giochi: la NASA parcheggia Spirit”

Un lampo di luce porta WISE in orbita

Con un lampo di luce nel cielo mattutino della California il Wide-field Infrared Survey Explorer (WISE) ha iniziato ieri il proprio viaggio verso l’orbita terrestre. Il nuovo telescopio della NASA è stato trasportato da un lanciatore Delta II, che ha successivamente lasciato il satellite in orbita a circa 525 Km di distanza dalla Terra.

credit: Bill Hartenstein/United Launch Alliance
credit: Bill Hartenstein/United Launch Alliance

Il lancio è andato secondo i piani e ora il telescopio potrà avviare le prime procedure di calibrazione necessarie per diventare completamente attivo. WISE consentirà di mappare il cielo attraverso l’infrarosso, offrendo nuovi importanti dati agli astronomi per comprendere la conformazione del Cosmo. Ad appena dieci secondi dalla separazione dal lanciatore, il telescopio ha orientato i propri pannelli verso il Sole per accumulare le energie necessarie per il successivo passaggio quando i sistemi del satellite hanno aperto le valvole del criostato, una sorta di bombola contenente idrogeno per mantenere freddi i sensori installati sul dispositivo.

WISE misura l’infrarosso, dunque le tracce di calore rilasciate dagli oggetti, e per questo motivo le sue strumentazioni devono essere mantenute a temperature molto basse, che possono anche raggiungere i -230 °C. In sostanza, i sensori devono essere più freddi dell’oggetto osservato per poter funzionare al meglio. Tale condizione consentirà, infatti, di osservare gli aloni di calore prodotti da centinaia di migliaia di asteroidi e naturalmente dai milioni e milioni di stelle e galassie rilevabili a qualche centinaio di chilometri di distanza dal nostro pianeta.

Tra circa un mese, WISE avrà terminato la complessa fase di test e calibrazione della strumentazione e potrà iniziare il delicato lavoro di mappatura del cielo nell’infrarosso. Un’operazione analoga fu eseguita circa 26 anni or sono, ma grazie ai nuovi sensori la nuova mappa sarà molto più dettagliata, nitida e completa dell’attuale. Il telescopio avrà un gran da fare lassù e poco tempo per portare a termine la propria missione. Le riserve di idrogeno offriranno un’autonomia stimata in una decina di mesi, periodo entro il quale dovrà essere completato buona parte del lavoro di osservazione.

La mappa creata da WISE conterrà centinaia di milioni di oggetti dagli asteroidi alle galassie più distanti passando per i pianeti e i corpi celesti in formazione. Una risorsa molto importante per conoscere meglio ciò che ci circonda e per pianificare le prossime missioni alla scoperta del cosmo. Il lampo di luce di ieri era solo l’inizio.

Uno schianto di elicottero

Per rendere più sicuri gli elicotteri, i ricercatori della NASA hanno pensato bene di farne schiantare uno al suolo. Un elicottero è stato lanciato da un’altezza pari a quasi 11 metri per valutare l’efficacia di un nuovo dispositivo di sicurezza, una sorta di ammortizzatore per attenuare l’impatto verticale e offrire maggiori margini di sopravvivenza al pilota e ai passeggeri.

Credit: NASA/Sean Smith
Credit: NASA/Sean Smith

Sulla parte inferiore del velivolo i tecnici hanno montato un cuscino espandibile costruito con una struttura molto simile a quella dei favi costruiti dalle api. Durante il violento impatto, i pattini dell’elicottero si sono ripiegati su loro stessi, ma il dispositivo a nido d’ape ha impedito al fondo di impattare direttamente contro il suolo, evitando guai seri ai manichini collocati nell’abitacolo per l’insolito crash test. Leggi tutto “Uno schianto di elicottero”