Mille bolle blu per raffreddare il clima

Riempire di bolle gli oceani per riflettere maggiormente i raggi solari e ridurre il surriscaldamento globale. L’idea è di Russel Seitz (Harvard University, USA) e potrebbe fornire nuovi spunti per lo studio delle migliori soluzioni per contrastare l’aumento delle temperature in alcune aree del Pianeta.

Le bolle che si formano naturalmente grazie ai moti ondosi rendono alcune aree dei mari meno scure e dunque riducono l’assorbimento dei raggi solari. Nonostante l’estensione di queste zone, il fenomeno contribuisce solamente per lo 0,1% alla capacità della Terra di riflettere la luce. Secondo Seitz, creando milioni di microbolle dal diametro di qualche centesimo di millimetro si potrebbe acuire sensibilmente il fenomeno, aumentando la capacità degli oceani di riflettere la luce solare. Leggi tutto “Mille bolle blu per raffreddare il clima”

Leggere il clima nelle conchiglie

Le conchiglie potrebbero rivelarsi un valido alleato per i ricercatori alle prese con il complesso e spinoso tema del cambiamento climatico. Gli isotopi di ossigeno presenti negli strati di carbonato di calcio che costituiscono le conchiglie possono, infatti, offrire uno sguardo sullo stato del clima nei tempi passati.

Fino a ora la paleoclimatologia aveva prodotto rilevazioni di massima, utili per creare una stima annuale sulle temperature, ma non era stata in grado di fornire dati maggiormente dettagliati per comprendere le dinamiche legate al clima in una data area geografica in un periodo di tempo circoscritto. Determinato a superare tali limiti, William Patterson (University of Saskatchewan, Canada) ha deciso di utilizzare le conchiglie per ottenere un maggior numero di informazioni sui cambiamenti climatici avvenuti in passato. Leggi tutto “Leggere il clima nelle conchiglie”

Peggiorano le previsioni sull’innalzamento dei livelli del mare

Un canyon di ghiaccio causato dal progressivo discioglimento in GroenlandiaMentre a Copenhagen la conferenza sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite si avvia a una conclusione, senza purtroppo grandi progressi, una ricerca da poco pubblicata lancia nuovi allarmanti prospettive sulla delicata questione dell’innalzamento dei mari.

Guidato da Robert Kopp (Princeton University), un gruppo di ricercatori ha esaminato l’innalzamento dei mari avvenuto nel corso del più recente periodo interglaciale verificatosi circa 125mila anni or sono. All’epoca il clima aveva assunto caratteristiche del tutto simili a quelle previste oggi per il futuro della Terra con un aumento della temperatura ai poli compreso tra i 3 e i 5 °C rispetto all’attuale. Studi analoghi erano già stati condotti in passato, ma si erano occupati solamente di alcuni cambiamenti locali selezionati, senza valutare i possibili effetti su scala globale. Leggi tutto “Peggiorano le previsioni sull’innalzamento dei livelli del mare”

Il cambiamento del clima lascerà il segno anche sui grandi incendi stagionali

incendioIl surriscaldamento globale porterà a una sensibile variazione dell’attuale distribuzione dei grandi incendi che stagionalmente interessano alcune aree del Pianeta. A rivelarlo è una nuova ricerca, che getta nuove ombre sul futuro di numerosi ecosistemi in cui gli incendi rivestono un ruolo primario per i cicli di vita di flora e fauna.

Per causare un incendio di grandi dimensioni la Natura ha generalmente bisogno di ben pochi ingredienti: vegetazione estremamente disidratata, molto calore e un’estate particolarmente ventosa. Nonostante il meccanismo possa apparire semplice, in numerosi anni di studi i ricercatori si sono resi conto di quanto sia difficile prevedere con certezza l’esatto periodo in cui un incendio devasterà una data area del Pianeta. Le equazioni che tentano di prevedere tali fenomeni si basano in genere su un alto numero di variabili, ma si rivelano spesso insufficienti per formulare una previsione attendibile. Leggi tutto “Il cambiamento del clima lascerà il segno anche sui grandi incendi stagionali”

L’aumento di anidride carbonica potrebbe condannare a morte le barriere coralline

coralloSi moltiplicano le ricerche scientifiche sugli effetti dell’aumento dei gas serra sugli ecosistemi marini, a testimonianza di quanto sia precario lo stato di salute del nostro Pianeta. Le alte emissioni di anidride carbonica iniziano a danneggiare seriamente la vita marina a causa dell’innalzamento delle temperature e del costante aumento dell’acidità delle acque di mari e oceani. Non ha dubbi in proposito un gruppo di ricercatori che ha da poco portato a termine uno studio su alcune coste del Mar Rosso per valutare l’impatto dell’aumento di temperatura e acidità dei mari sui coralli.

Come è ormai noto da tempo, il progressivo riscaldamento dei mari può condizionare sensibilmente il metabolismo del corallo. Le alte temperature possono infatti portare allo sbiancamento dei coralli, un fenomeno distruttivo che compromette seriamente gli ecosistemi delle barriere coralline fino a farle scomparire. Inoltre, i microorganismi che costruiscono progressivamente il corallo patiscono una eccessiva acidità dell’acqua marina, dovuta all’assorbimento da parte dei mari dell’anidride carbonica presente nell’atmosfera. Leggi tutto “L’aumento di anidride carbonica potrebbe condannare a morte le barriere coralline”

La morte per il fitoplancton arriva dall’alto

Plancton al microscopio
Plancton al microscopio

Le particelle ricche di nutrienti che si trovano nell’atmosfera sono una sorta di manna dal cielo per il fitoplancton, quell’insieme di minuscoli organismi vegetali alla base dell’alimentazione di migliaia di specie marine. Secondo una recente ricerca, però, alcune particelle presenti nell’atmosfera starebbero avvelenando il fitoplancton in numerose aree degli oceani, creando non pochi problemi ai delicati ecosistemi oceanici e alterando le quantità di gas serra assorbite annualmente dai minuscoli vegetali che lo compongono.

Le particelle trasportate tramite l’atmosfera sono di vario tipo e comprendono sia elementi naturali che derivati dall’attività umana e includono polveri ricche di minerali, sali e molecole organiche. Depositandosi sulla superficie dei mari e degli oceani, questi componenti forniscono buona parte delle sostanze nutrienti per il fitoplancton che galleggia negli strati superiori delle acque, mantenendo così in equilibro l’ecosistema marino. Ma sull’acqua si depositano anche elementi potenzialmente nocivi per i mari e responsabili di fenomeni pericolosi per gli ecosistemi come le piogge acide.

Per lungo tempo il problema era stato sostanzialmente ignorato, ma ora un gruppo di ricercatori ha approfondito le conoscenze sul tema giungendo a risultati inquietanti. L’oceanografa Adina Paytan (University of California, USA), insieme ad alcuni colleghi, ha svolto una serie di meticolose ricerche studiando gli effetti degli aerosol atmosferici (le particelle presenti nell’atmosfera) europei e africani su alcune colonie di fitoplancton del Mar Rosso. Il gruppo di ricerca ha dunque prelevato alcuni aerosol da diverse aree dell’Europa e dell’Africa e li ha poi uniti ad alcuni campioni di acqua marina proveniente dal Mar Rosso. Leggi tutto “La morte per il fitoplancton arriva dall’alto”