È l’aria il segreto dell’agilità degli alligatori in acqua

Goffi e relativamente lenti sul terreno, gli alligatori si trasformano in formidabili e veloci cacciatori non appena si immergono sotto il pelo dell’acqua. Identificata una preda, questi animali sono in grado di contrarre il loro corpo e attorcigliarsi con estrema rapidità intorno alla loro vittima, senza fornirle alcuno scampo. Secondo alcuni ricercatori, la particolare agilità degli alligatori sarebbe resa possibile da una sorta di timone nascosto all’interno del loro organismo: una coppia di polmoni estremamente flessibili che consentono a questi animali di ruotare il loro corpo in acqua come le lame di un potente frullatore.

Solo una parte dei polmoni degli alligatori svolge la fondamentale incombenza della respirazione: una sorta di struttura a nido d’ape che trasferisce l’ossigeno respirato al sangue dell’animale. La porzione restante di polmone è divisa in due larghe sacche particolarmente flessibili che fungono da semplici serbatoi d’aria.
Gli alligatori respirano con un meccanismo del tutto simile a quello degli esseri umani, utilizzando i muscoli compresi tra tessuto polmonare e cassa toracica. A differenza dell’uomo, però, gli alligatori aspirano l’aria anche attraverso un particolare muscolo diaframmatico, che si estende lungo il corpo dell’animale dal bacino alle costole prossime al fegato. Quando l’alligatore cammina, il bacino fa funzionare il muscolo diaframmatico come una sorta di pistone, tirando le sacche dei polmoni all’indietro che si riempiono così d’aria. Leggi tutto “È l’aria il segreto dell’agilità degli alligatori in acqua”

La clonazione è la migliore arma di difesa, almeno per il Dollaro di sabbia

Dollaro di sabbiaQuando i predatori si trovano nelle vicinanze, le larve dei Dollari di sabbia (una particolare specie di Echinoidei, i parenti dei ricci di mare) sfuggono dividendosi, nel vero senso della parola. Questi “neonati” invertebrati si scindono in due parti in modo tale da diventare più piccoli e quindi difficilmente rintracciabili dai predatori. Secondo i ricercatori che hanno effettuato la scoperta, questa sarebbe la prima volta in cui la clonazione si tramuterebbe in una vera e propria strategia di difesa.

Da tempo gli scienziati erano a conoscenza del fatto che le stelle di mare adulte fossero in grado di clonarsi: per riprodursi, questi invertebrati marini “spezzano” una parte di loro stessi per proteggere il successivo stadio larvale. Ma solo cinque anni fa, i ricercatori hanno scoperto come anche le larve di altre specie di invertebrati, come i ricci di mare, i cocomeri di mare e gli stessi Dollari di sabbia, siano in grado di sfruttare il medesimo stratagemma per riprodursi.
Quando le larve di queste specie si ritrovano in un ambiente marino con una temperatura ideale per la crescita, o in un’area ricca di cibo, iniziano il processo di clonazione, creando veri e propri battaglioni di gemelli identici all’essere vivente originale. Dopo anni di studio, gli esperti di vita marina Dawn Vaughn e Richard Strathmann, della University of Washington (USA), hanno scoperto che i Dollari di sabbia applicano il medesimo stratagemma non solo per riprodursi, ma anche in particolari condizioni in cui diventa necessario nascondersi agli occhi dei predatori. Leggi tutto “La clonazione è la migliore arma di difesa, almeno per il Dollaro di sabbia”

Il freddo fa cadere i serpenti dagli alberi

Un gruppo di ricercatori impegnato nello studio dei serpenti arborei ha scoperto il meccanismo che porta questi rettili a ruzzolare giù dagli alberi a certe condizioni di temperatura.

credit: https://i0.wp.com/www.dkimages.com/discover/previews/937/50337002.JPG?resize=175%2C135Come tutti gli animali a sangue freddo, infatti, i serpenti non possono controllare la loro temperatura corporea. Ciò comporta che la loro vita sia estremamente legata alle condizioni climatiche dell’ambiente in cui vivono: un abbassamento della temperatura equivale a un considerevole rallentamento nei movimenti di un serpente. In condizioni di freddo particolarmente intenso, alcuni rettili diventano completamente immobili, una condizione che può causare non pochi problemi in particolar modo alle specie arboree, che perdono la presa cadendo dai rami su cui avevano precedentemente trovato rifugio.

Per comprender meglio questo meccanismo, il biologo Gary Gerald e il suo team di ricerca della Miami University (Ohio, USA) hanno misurato la velocità, la postura del corpo e le capacità di mantenere l’equilibrio di una particolare specie di serpenti del grano (Elaphe guttata guttata) su alcune travi orizzontali a 10, 20 o 30 gradi centigradi. I serpenti sono stati esposti alle temperature per circa due ore prima di essere stimolati dai ricercatori ad attraversare i rami artificiali ricreati in laboratorio, con un diametro tra i 3 e i 10 centimetri. Per proteggere gli animali dalle cadute, sono stati disposti numerosi cuscini in terra, mentre alcuni ricercatori dislocati sul percorso avevano l’incarico di prendere al volo i serpenti per evitare loro inutili traumi. Leggi tutto “Il freddo fa cadere i serpenti dagli alberi”

È il volo di Levy la strategia di caccia degli squali

Come procede uno squalo affamato per trovare del cibo con cui spegnere la propria fame? La domanda sembra banale, eppure nasconde un piccolo universo comportamentale, recentemente indagato da un gruppo di ricercatori. Stando al loro studio, gli squali non andrebbero a zonzo a caso per gli oceani in cerca di cibo, ma seguirebbero una vera e propria strategia di caccia.

Volo di LevySembra che gli squali adottino un particolare modo di muoversi e avanzare nelle profondità marine, un incedere noto come “volo di Levy“, che si adatta perfettamente alla vastità degli oceani in cui il cibo si trova a sprazzi in tante piccole aree isolate. L’utilizzo di questo particolare moto era già stato ipotizzato per alcune specie di albatros, ma i dati raccolti non erano stati sufficienti per elaborare una teoria organica e scientificamente esaustiva.
Il “volo di Levy” è un moto casuale che, ferma restando l’aleatorietà, prevede spostami molto brevi e ravvicinati (spesso involuzioni) cui si alternano talvolta ampi salti con traiettorie costanti per distanze anche molto lunghe. Questa maniera di muoversi, secondo alcuni etologi e comportamentisti animali, costituirebbe la chiave nelle strategie di caccia degli squali. Leggi tutto “È il volo di Levy la strategia di caccia degli squali”

L’arco nella bocca delle salamandre

L’animale più forte del mondo potrebbe essere la salamandra, almeno secondo un recente studio.

In poche frazioni di secondo, le salamandre riescono a catturare le prede grazie al loro particolare apparato buccale [credit: Stephen M. Deban]Alcune specie di salamandra possono estrarre la lingua con una tale rapidità da fare immaginare ai ricercatori che l’operazione non possa essere svolta utilizzando i soli muscoli dell’animale. Le salamandre utilizzano la loro lingua per catturare gli insetti al volo, per poi ritrarla rapidamente e godere del pasto appena cacciato. Partendo da questo presupposto, i ricercatori della University of South Florida hanno analizzato il comportamento di questi anfibi, rilevando una curiosa particolarità.
Le salamandre devono il loro “colpo di lingua” mortale a un vero e proprio meccanismo balistico, una parabola che consente di lanciare colpi precisi ed estremamente potenti. Banalizzando molto, è come se questi animali possedessero un arco nella loro bocca in grado di lanciare frecce con una precisione estrema. Leggi tutto “L’arco nella bocca delle salamandre”

Scoperto il fossile di una rana gigante in Madagascar

Riproduzione artistica di un esemplare di Beelzebufo ampinga [credit: Stony Brook University]Il fossile di un esemplare di rana gigante, vissuto circa 65 – 70 milioni di anni fa, è stato recentemente ritrovato in Madagascar. I resti fossilizzati mostrano chiaramente come questo anfibio, chiamato Beelzebufo ampinga, avesse una larghezza di circa 20 centimetri e una lunghezza complessiva di quasi mezzo metro. Il nome del curioso animale deriva dalla fusione dei termini Belzebù e bufo (rospo), che combinati danno origine a Beelzebufo, ovvero “la rana dell’inferno”.

Susan Evans (University College, London, UK) e i suoi colleghi hanno analizzato una sessantina di frammenti fossili ritrovati nel sito di Mahajanga Basin in Madagascar. Nonostante l’alto numero di reperti, non è stato possibile ricostruire uno scheletro completo dell’animale, ma le informazioni ricavate dal cranio hanno fornito importanti dettagli sulla conformazione fisica e sulla “scala” della rana. Grandi il doppio o il triplo della attuale specie Ceratophrys aurita, gli esemplari di Beelzebufo si nutrivano principalmente di piccoli vertebrati come lucertole e topolini. Leggi tutto “Scoperto il fossile di una rana gigante in Madagascar”