La galassia fantasma riscoperta da Hubble

Lassù nel cosmo, fa bella mostra di sé questo “gorgo celeste” distante circa 32 milioni di anni luce dalla Terra. Nella sua magnifica orbita, la galassia racchiude oltre 100 miliardi di stelle e può essere osservata con facilità nelle notti molto limpide con un semplice binocolo. Questo insieme di corpi celesti è conosciuto dagli astronomi amatoriali come “galassia fantasma”. Tale appellativo fu ideato dallo scienziato-scrittore Steven James O’Meara nel suo libro The Messier Objects poiché, osservandola con un telescopio poco potente, la galassia può apparire come una macchia trasparente simile a un fantasma che fluttua nel Cosmo.

NGC 628 fotografata da Hubble [credit: hubblesite.org]

L’immagine [qui ad altissima definizione 2,30Mb] è stata scattata da Hubble, il telescopio spaziale che da oltre 17 anni regala immagini incredibilmente suggestive, ma soprattutto dall’immenso valore scientifico.
La galassia fu scoperta e analizzata dagli astronomi francesi Pierre Méchain e Charles Messier nel XVIII secolo, quando fu battezzata “Messier 74”. Nella nuova catalogazione dei corpi celesti, la galassia è stata registrata con il codice un po’ criptico “NGC 628”, che non ne ha comunque turbato il fascino. L’immagine è stata ottenuta da un collage di fotografie e dati rilevati tra il 2003 e il 2005 da alcuni sensori del telescopio spaziale.
Mentre i due bracci formanti la spirale indicano tipo e caratteristiche principali di NGC 628, il colore rosa chiaro denota l’età relativamente giovane della galassia e identifica le regioni in cui i gas di idrogeno ionizzato si fondono con le stelle in formazione.

Mappa per identificare NGC628 nel cielo

HiRISE immortala Spirit nel suo viaggio invernale su Marte

Spirit, fotografato da HiRISE [credit: hirise.lpl.arizona.edu]Il sensore ottico dell’High Resolution Imaging Science Experiment (HiRISE) montato sulla sonda spaziale Mars Reconnaissance ha immortalato ad altissima definizione l’area di Marte nota come “Home Plate” nel cratere di Gusev.
Mars Reconnaissance ha sorvolato questo settore il 27 settembre di quest’anno: osservando attentamente l’immagine è possibile scorgere Spirit, il Rover atterrato ormai tre anni fa – era il gennaio del 2004 – sul suolo marziano.

Il Rover Spirit [credit: NASA]Spirit continua il proprio viaggio vero il centro della “Home Plate” dove manterrà inclinati i propri pannelli solari per captare un po’ di luce, e quindi energia, nel lungo e oscuro inverno marziano. “Home Plate” è una vera e propria piattaforma naturale, creatasi probabilmente in seguito a un’antica eruzione che devastò e ridisegnò completamente l’area.
L’immagine a colori fornita dai sensori di HiRISE è stata creata utilizzando le porzioni di blu e rosso dello spettro del visibile. La fotografia è stata scattata dalla sonda a un’altitudine di circa 270 chilometri rispetto al suolo di Marte. Da quella distanza, l’occhio di HiRISE è in grado di distinguere perfettamente oggetti grandi almeno 81 centimetri. Al momento dello scatto il Sole si trovava a circa 56 gradi sull’orizzonte del cielo invernale di Marte.

Immagine a colori della Shalbatana Vallis [credit: hirise.lpl.arizona.edu]Il centro di controllo per HiRISE si trova presso l’Università dell’Arizona negli Stati Uniti, poco distante da Flagstaff la città del Grand Canyon. Grazie ai suoi sofisticati sensori, HiRISE è la fotocamera più potente fino ad ora realizzata per l’esplorazione di un pianeta diverso dalla Terra. Da quando ha raggiunto l’area di Marte nel 2006, la sonda spaziale Mars Reconnaissance ha inviato migliaia di immagini estremamente suggestive e accomunate da un altissimo valore scientifico. Generalmente, una singola immagine catturata da HiRISE misura 20,000 pixel per 50,000 (è quindi 50 volte più larga della colonna di testo che state leggendo ora) e occupa diversi gigabyte, tanto da richiedere circa tre ore di calcolo ai computer della NASA per elaborare correttamente ogni singolo scatto.

In Antartide per simulare la vita sulla Luna

Le terre gelide e inospitali dell’Antartide diverranno presto lo scenario per uno dei più interessanti esperimenti legati al prossimo ritorno dell’uomo sulla Luna. La National Science Foundation (NSF) e la NASA utilizzeranno il continente congelato per sperimentare una particolare struttura ideata per ospitare gli astronauti sul nostro satellite naturale. Questa tenda gonfiabile è ora in viaggio verso l’Antartide per essere sottoposta a un anno di durissimi test.

Il prototipo è stato creato dalla ILC Dover, sotto l’attenta osservazione e le precise indicazioni di NFS e NASA. Tutte e tre le organizzazioni saranno presenti sulle gelide terre del continente per misurazioni e rilevazioni che si protrarranno per circa 13 mesi, dal gennaio 2008 al febbraio 2009. Al momento, questa casa gonfiabile è uno dei progetti più promettenti per alloggiare gli astronauti sulla Luna.
«Testare questo habitat gonfiabile in uno dei climi più duri ed estremi offerti dal nostro Pianeta sarà una grande opportunità per prevedere come potrà essere la vita nelle prossime esplorazioni lunari» ha dichiarato Paul Lockhart, direttore del Constellation Systems per l’Exploration Systems Mission Directorate della NASA.

Alloggio lunare [credit: Credit: Peter West / NSF]A un primo sguardo la tensostruttura gonfiabile assomiglia molto a quelle giostre gonfiabili dei parchi di divertimento, ma la tecnologia che contiene è naturalmente molto più sofisticata. Completamente isolata dall’esterno, è riscaldata, offre energia elettrica ed è pressurizzata. Occupa un’area di poco inferiore ai 36 metri quadrati ed ha un soffitto alto due metri e mezzo. Una serie di sofisticati sensori, dislocati in punti particolari dell’abitazione lunare, consentirà ai ricercatori di studiare reazioni e deterioramento della tensostruttura.

Alloggio lunare, interno [credit: Credit: Peter West / NSF]In Antartide si lavorerà molto alacremente, il Constellation Program della NASA prevede un ritorno sulla Luna intorno al 2020. Dopo una serie di prime spedizioni, gli astronauti costruiranno sul satellite una vera e propria base spaziale, immaginata e progettata per durare numerosi anni. L’esigenza di sperimentare e sviluppare moduli abitativi sicuri, pratici e funzionali è quindi uno dei punti cardine per consentire all’uomo di creare il primo avamposto nella sua storia su un satellite naturale.
«Per ogni mezzo chilo di materiale da spedire sulla superficie lunare, sarà necessario un lancio di 57kg tra carburante e lanciatore. I moduli abitativi dovranno quindi essere molto leggeri, ma anche resistenti e sicuri. L’habitat gonfiabile che stiamo sperimentando risponde a queste esigenze e richiede solamente una squadra di quattro persone per essere montato in poche ore, permettendo di ampliare l’esplorazione ben oltre l’area di atterraggio» ha dichiarato Lockhart.

Concept per un nuovo mezzo lunare [Credit: NASA] Concept per un nuovo mezzo lunare [Credit: NASA]Prototipo per mezzo lunare [credit: Franklin Fitzgerald]

Oltre ai moduli abitativi, il Constellation Program sta sviluppando una nuova flotta di navi spaziali e razzi, così come un’innovativa serie di macchinari per il trasporto e la produzione di energia sulla superficie della Luna. Il 2020 è più vicino di quanto si possa immaginare, e NSF e NASA non possono perdere neanche un giorno di lavoro.

Il tramonto della Terra visto dalla Luna

Lavora senza sosta la sonda spaziale giapponese Kaguya, di cui abbiamo parlato in un precedente articolo. Inviata per studiare la conformazione e le proprietà fisiche della Luna, l’unico satellite naturale della Terra, la sonda invia praticamente con cadenza quotidiana immagini molto suggestive ad altissima definizione, utili per approfondire le nostre conoscenze su quel pallido corpo celeste che osserva da miliardi di anni le curiose vicende del nostro Pianeta.

Dopo aver restituito immagini della superficie lunare, i tecnici della Kaguya hanno deciso di orientare gli obiettivi delle macchine fotografiche a bordo della sonda verso la Terra. È stato così possibile osservare un vero e proprio tramonto terrestre durato appena 70 secondi, ma eternato in queste magnifiche immagini.

[credit: jaxa.jp]
(clicca per ingrandire)

[credit: jaxa.jp]
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Prime immagini lunari ad alta definizione inviate dalla sonda Kaguya

Lanciata lo scorso 17 settembre, la sonda spaziale Kaguya ha sorvolato in questi giorni la Luna per numerose volte, raccogliendo immagini ad altissima definizione molto rilevanti per la Scienza, ma anche estremamente affascinanti.
Durante la sua missione, la sonda spaziale giapponese Kaguya raccoglierà numerosi dati utili per comprendere le fasi evolutive del nostro unico satellite naturale. L’orbiter è dotato di 13 sofisticati sensori di bordo, tra cui si distinguono un radar di ultima generazione, un altimetro laser ad altra precisione, uno spettrometro a raggi-X e raggi-gamma, nonché numerose fotocamere ad altissima risoluzione che hanno scattato queste magnifiche immagini.

Area del Polo Nord lunare.
Polo Nord della Luna [credit: http://www.jaxa.jp]

Quest’area scura è soprannominata “oceano”. L’Oceauns Procellarum si trova ad est dell’emisfero nord ed è visibilie a occhio nudo dalla Terra.
Oceanus Procellarum [credit: http://www.jaxa.jp]
Oceanus Procellarum [credit: http://www.jaxa.jp]

Una bolla nello Spazio

Continua a catturare immagini estremamente affascinanti e di indiscutibile valore scientifico lo Spitzer Space Telescope della NASA. Il telescopio orbitale ha recentemente inviato alcune fotografie di una piccola stella, distante 1.140 anni luce dalla Terra, intenta a creare due enormi “bolle” costituite da gas molto densi liberati nell’area circostante al piccolo astro.

Le due “bolle” create dalla stella HH 46/47 [credit: NASA/JPL-Caltech/T. Velusamy (Jet Propulsion Laboratory)]

HH 46/47, questo il nome della piccola stella, si presenta come un minuscolo punto bianco al centro delle immagini fornite da Spitzer. Le due bolle, di forma sostanzialmente ellittica, si distinguono invece per la colorazione virante al verde che si estende dal centro della stella. Questi sprazzi di colore verde rivelano le grandi quantità di idrogeno ad altissima temperatura emesso da HH 46/47, le aree di colorazione bluastra sono invece dovute alla reazione delle polveri cosmiche con i gas sprigionati dalla stella.
Le due bolle si sono formate non appena i fortissimi getti di gas, espulsi a una velocità che oscilla tra i 200 e i 300 chilometri al secondo, sono entrati in contatto con i detriti in orbita intorno alla stella.

Galassia a spirale M106 (NGC 4258) [credit: X-ray: NASA/CXC/Univ. of Maryland/A.S. Wilson et al.; Optical: Pal.Obs. DSS; IR: NASA/JPL-Caltech; VLA: NRAO/AUI/NSF] Stelle in formazione nella nube di Perseo [credit: NASA/JPL-Caltech/L. Cieza (Univ. of Texas at Austin)]

Per gli astronomi, i sensori a infrarossi del telescopio Spitzer costituiscono un’ottima opportunità per studiare la turbolenta evoluzione delle stelle simili a HH 46/47. I sistemi ottici di Spitzer sono stati implementati con un particolare software in grado di ripulire completamente le immagini raccolte, fornendo ai ricercatori supporti visivi estremamente nitidi utili per studiare con precisione le fasi evolutive delle stelle in formazione. Grazie a questa nuova tecnologia, gli astronomi sono ora in grado di analizzare con molta precisione i venti stellari e le emissioni di gas delle stelle nelle loro prime fasi di vita.
I dati forniti da Spitzer potranno finalmente aiutare gli astrofisici a risolvere molti degli enigmi legati alla formazione e all’emissione di venti e gas nei primi stadi di vita delle stelle.