La peste bovina ha i giorni contati

herefordSalvo brutte sorprese, entro 18 mesi la peste bovina potrebbe essere dichiarata eradicata dalle principali istituzioni internazionali a tutela della salute. La malattia altamente infettiva alla base di grandi epidemie tra i bovini potrebbe dunque diventare la seconda patologia a scomparire sostanzialmente dal Pianeta dopo il vaiolo, dichiarato eradicato nel 1979.

La peste bovina è stata una delle principali patologie letali rilevate negli animali. Oltre a causare la morte del bestiame, la malattia ha comportato gravi conseguenze per le popolazioni nei paesi in via di sviluppo, impossibilitate a utilizzare la trazione animale per la coltivazione dei campi. La malattia ha ucciso milioni di ruminanti diffondendosi inizialmente dall’Asia all’Europa e causando già seri problemi ai tempi dell’Impero Romano nel quarto secolo. Nei secoli seguenti, la peste bovina si è diffusa attraverso l’Europa e l’Africa raggiungendo il Medio Oriente e il subcontinente indiano.

La patologia è causata dal Morbillivirus, un virus appartenente alla famiglia Paramyxoviridae che comprende anche il virus del morbillo. La malattia causa la comparsa della febbre, aumento della produzione di muco, diarrea e forte disidratazione. Il virus si diffonde molto rapidamente e porta in genere alla morte di almeno l’80% del bestiame in una decina di giorni. Le ultime epidemie di peste bovina si sono verificate nel 2000 in Asia e nel corso del 2001 in Kenya, l’ultimo caso noto.

Dopo un intenso lavoro di preparazione, nel 1994 la FAO e la OIE (Organisation Mondiale de la Santé Animale) decisero di lanciare un progetto su scala globale per eradicare la peste bovina. A distanza di 15 anni il Global Rinderpest Eradication Programme sembra abbia dato i propri frutti grazie a un ampio piano di vaccinazioni e un attento monitoraggio nelle aree critiche della fauna e del bestiame potenzialmente esposto al virus. L’utilizzo di un vaccino stabile al calore e facile da somministrare, messo a punto negli anni Ottanta, ha consentito di rendere più efficaci le politiche di contenimento della patologia.

Da alleato, il vaccino si trasforma ora in potenziale nemico per gli esperti della FAO e della OIE. Il vaccino contiene, infatti, al proprio interno una versione “attenuata” del virus e ciò rende impossibile la distinzione tra animali vaccinati e animali infettati: entrambi risultano positivi nei test per verificare la presenza degli anticorpi che contrastano la peste bovina. Le madri di alcune specie di ruminanti passano inoltre gli anticorpi alla prole tramite l’allattamento. Per capire se il virus sia stato eradicato o meno, si è reso necessario uno stop alle vaccinazioni per un periodo pari a due anni.

Nonostante l’ottimismo degli esperti, la FAO e l’OIE attenderanno circa 18 mesi prima di dichiarare eradicata la peste bovina. All’appello mancano ancora una dozzina di paesi che non hanno fornito alle due organizzazioni gli ultimi risultati sulle politiche di contenimento adottate per sbarrare la strada al pericoloso virus. Ottenute tutte le informazioni necessarie saranno eseguiti ulteriori controlli incrociati prima di decretare la scomparsa della patologia su scala globale. Come già accaduto per il vaiolo, alcuni campioni del virus saranno comunque conservati in vitro per ogni evenienza. Non si sa mai…