Storie di satelliti, guano e pinguini

pingempA volte per condurre in porto una ricerca scientifica occorre sporcarsi le mani. Un gruppo di ricercatori ha così scoperto un nuovo modo per identificare con maggiore semplicità le colonie di pinguini in Antartide: osservare dallo spazio i loro escrementi.

Utilizzando questo metodo, alcuni scienziati hanno identificato ben dieci colonie di pinguino imperatore nell’area antartica. È bastato analizzare alcune fotografie satellitari alla ricerca delle chiazze rossastre e marroni del guano dei pinguini sulla bianca superficie della gelida Antartide. Questo nuovo approccio per le ricerche potrebbe rivelarsi molto utile per monitorare la popolazione dei pinguini e le variazioni demografiche causate dal cambiamento del clima.

In età adulta, un pinguino imperatore raggiunge l’altezza di circa 120 cm, ma ciò non rende le colonie di questi animali particolarmente facili da rintracciare, specie durante i lunghi e bui inverni antartici quando i pinguini provvedono ad allevare i nuovi pulcini. Quando torna la luce durante la stagione più calda, gli adulti si sono ormai spostati, i piccoli sono già ricoperti dal primo piumaggio e la banchisa sulla quale sono stati allevati inizia a sciogliersi e a frantumarsi. In queste condizioni, identificare con precisione una colonia diventa praticamente impossibile, salvo non avere particolari colpi di fortuna durante le costose ricognizioni aeree.

Tracce di guano lasciate da una colonia di pinguini (Credit: British Antarctic Survey)
Tracce di guano lasciate da una colonia di pinguini (Credit: British Antarctic Survey)

Determinati a trovare un sistema più pratico per identificare i pinguini, i ricercatori Phil Trathan e Peter Fretwell (British Antarctic Survey) si sono chiesti se non fosse possibile rintracciare questi simpatici pennuti attraverso le immagini satellitari. Sapendo che a causa delle loro dimensioni e della colorazione delle loro piume (bianche con alcune porzioni nere) i corpi dei pinguini non sono riconoscibili dal satellite, i ricercatori sono andati alla ricerca di qualcos’altro di più evidente: il loro guano. Gli esemplari di pinguino imperatore allevano i piccoli direttamente sulla banchisa, dunque è relativamente semplice collegare il guano con la loro presenza.

Fretwell e Trathan hanno così anallizzato a mano e con l’ausilio dei computer numerose immagini satellitari raccolte nel Landast Mosaic of Antarctica, la più grande raccolta di fotografie dal satellite dell’Antartide, tra il 1999 e il 2004. Confrontando le fotografie tra i vari periodi dell’anno, i ricercatori hanno potuto escludere le semplici aree stagionalmente rossastre a causa dello scioglimento dei ghiacci che lascia intravedere il suolo, dalle zone ricoperte invece temporaneamente dal guano dei pinguini.

Su 34 colonie censite, circa sei risultano essere scomparse, hanno concluso i due ricercatori in un rapporto da poco pubblicato su Global Ecology and Biogeography. Sempre utilizzando il medesimo sistema, il team di ricerca è anche riuscito a identificare una decina di colonie più piccole finora sconosciute. Il progressivo depauperamento delle colonie sembra sia dovuto al costante scioglimento dei ghiacci causato dal cambiamento del clima, condizione che sottrae gli spazi necessari agli esemplari di pinguino imperatore per proliferare e allevare i nuovi pulcini.

Il nuovo studio realizzato da Fretwell e Trathan si sta dimostrando particolarmente interessante ed ha ora le potenzialità per portare la ricerca delle colonie di pinguini in Antartide verso nuovi traguardi. I ricercatori analizzeranno ora fotografie satellitari a definizione ancora più alta per monitorare con maggiore precisione spostamenti e popolazione delle singole colonie, anche di altre specie animali.

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