I pipistrelli primitivi non vedevano al buio

Una delle caratteristiche più note dei pipistrelli è la loro capacità di “vedere” nella completa oscurità grazie a un sofisticato sistema di ecolocalizzazione, basato sull’emissione e la rilevazione della rifrazione degli ultrasuoni. Partendo da questo dato acquisito, da tempo gli scienziati cercavano di capire se la peculiarità dei pipistrelli si fosse sviluppata prima o dopo la loro evoluzione verso il volo. Una recente scoperta potrebbe finalmente dare una risposta a questo interrogativo.

Il fossile di Onychonycteris finneyi, vissuto 52 milioni di anni faLa scoperta di un nuovo fossile, resa nota nel corso del meeting annuale della Society of Vertebrate Paleontology e recentemente pubblicata sulla rivista scientifica Nature, suggerisce che i pipistrelli abbiano prima imparato a volare e poi a utilizzare l’ecolocalizzazione. I paleontologi sono giunti a questa conclusione osservando attentamente il reperto fossile, focalizzando la loro attenzione sul cranio del piccolo mammifero volante. Leggi tutto “I pipistrelli primitivi non vedevano al buio”

Produrre energia elettrica con una maglietta all’ossido di zinco

Qualsiasi movimento del nostro corpo richiede, per essere compiuto, una certa quantità di energia. Un gruppo di ricercatori ha recentemente implementato un sistema per recuperare l’energia spesa trasformandola in corrente elettrica grazie a una “power shirt”, una maglietta in grado di produrre elettricità per alimentare piccoli dispositivi portatili.

I ricercatori hanno dimostrato come una particolare fibra tessile ricoperta da minuscoli cavi costituiti da ossido di zinco sia in grado di produrre elettricità, sfruttando l’effetto piezoelettrico. Intrecciati ai comuni capi di abbigliamento, i cavi diventano una fonte di elettricità grazie al movimento di chi li indossa. La medesima tecnologia potrebbe essere applicata anche ai tendaggi e alle tensostrutture per catturare l’energia causata dagli spostamenti d’aria o dalle vibrazioni acustiche.
«Il nanogeneratore basato sulle fibre tessili potrebbe essere una soluzione semplice ed economica per sfruttare i movimenti che compiamo continuamente durante la giornata. Con il giusto mix di fibre naturali e cavi all’ossido di zinco ognuno di noi potrebbe produrre energia elettrica mentre fa una passeggiata» ha dichiarato Zhong Lin Wang, docente al Georgia Institute of Technology, e autore della ricerca da poco pubblicata sulla rivista scientifica Nature. Leggi tutto “Produrre energia elettrica con una maglietta all’ossido di zinco”

Rubbia: Il nucleare in Italia? Non risolverebbe il problema dei costi energetici

Nel corso di una recente trasmissione televisiva, il premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia ha spiegato la sua visione sul delicato tema dell’energia nucleare. A chi propone la tecnologia delle centrali nucleari come unica risposta al problema di approvvigionamento energetico per l’Italia, Rubbia ha risposto con queste parole.

Carlo Rubbia«Dobbiamo tener conto che il nucleare è un’attività che si può fare soltanto in termini di tempo molto lunghi. Noi sappiamo che per costruire una centrale nucleare sono necessari da cinque o sei anni, in Italia anche dieci. Il banchiere che mette 4 – 5 miliardi di Euro per crearla riesce, se tutto va bene, a ripagare il proprio investimento in circa 40 – 50 anni.

«C’è un secondo problema: un errore che spesso la gente compie. Si pensa che il nucleare possa ridurre il costo dell’energia. Questo non è vero: un recente studio ha dimostrato, per esempio, che i costi per il nucleare in Svizzera continueranno ad aumentare.
I costi per il nucleare variano notevolmente da paese a paese: in Germania ha un prezzo di circa due volte e mezzo in più rispetto a quello francese. Ciò è dovuto al fatto che il nucleare in Francia è stato finanziato per anni dallo Stato, quindi dai cittadini. Ancora oggi, le 30.000 persone che lavorano per il nucleare francese sono pagate grazie agli investimenti massivi dello Stato. L’aumento del numero di centrali atomiche nel mondo in questi ultimi anni ha causato, inoltre, un considerevole aumento del costo dell’Uranio, che difficilmente tornerà a scendere. Il nucleare è dunque molto costoso, anche nel lungo periodo. Leggi tutto “Rubbia: Il nucleare in Italia? Non risolverebbe il problema dei costi energetici”

Le onde cerebrali rivelano il dolore

La registrazione delle onde cerebrali potrebbe offrire il primo metodo oggettivo per misurare l’intensità del dolore. Un gruppo di ricercatori ha infatti identificato un segnale neuronale legato in maniera diretta alla quantità di dolore percepita da un individuo. Il segnale potrebbe essere utilizzato per affinare le tecniche di misurazione del dolore, basate su procedimenti oggettivi e verificabili.

Prima di questa scoperta, alcune cellule del cervello attivate dal dolore erano già state scoperte, ma erano in grado di offrire informazioni meramente binarie: dolore/non dolore. Ora, il prof. Morten Kringelbach della University of Oxford (Regno Unito) ha identificato alcune onde cerebrali a bassa frequenza emesse da due regioni profonde del cervello quando un individuo percepisce una sensazione dolorosa. Analizzando queste emissioni, il team di ricerca guidato da Kringelbach ha scoperto una proporzionalità diretta nel fenomeno: all’aumentare del dolore aumenta la durata delle onde emesse dal cervello.
Per misurare l’attività cerebrale, i ricercatori hanno collocato due elettrodi nel talamo (una struttura del sistema nervoso centrale) e nella sostanza grigia periacqueduttale di dodici volontari affetti da dolore cronico. Durante le registrazioni, il team ha stimolato aree sensibili e insensibili al dolore dei pazienti, cui è stato richiesto di indicare l’intensità del male percepito. La durata delle onde registrare aumentava considerevolmente all’aumentare del dolore percepito dai volontari. Leggi tutto “Le onde cerebrali rivelano il dolore”

Le leggi del caos regolano il plancton

onda.jpgLa vita di tutti i giorni è governata in buona parte dal caos, ma per un gruppo di ricercatori questa condizione non è necessariamente negativa. Studiando il plancton, quella galassia di minuscoli organismi che vivono negli oceani, alcuni scienziati hanno dimostrato come le varie specie che lo compongono mutino continuamente anche in presenza di condizioni costanti: una comunità di microorganismi perennemente instabile, dove nessuna specie riesce a dominare le altre per più di tanto tempo.

Una trentina di anni fa molti biologi giunsero alla conclusione che fosse il caos a regnare tra le specie animali e vegetali del nostro Pianeta. Alcuni studi condotti in laboratorio su diverse colonie di batteri sembravano aver escluso questa possibilità, trovando una certa sistematicità nei cicli di vita almeno nel breve e nel medio periodo. Nonostante ciò, le recenti ricerche basate sui dati raccolti in numerosi anni sembrerebbero confermare la tesi del caos nel lungo periodo.
Il prof. Reinhard Heerkloss, della Università di Rostock (Germania), ha confinato in un cilindro altro 74 centimetri e largo 45 una novantina di litri di acqua non filtrata proveniente dal Mar Baltico. Con pazienza certosina, dal 1989 al 1997 lo scienziato ha registrato ogni tre giorni un dettagliato inventario della vita presente nel cilindro, mantenendo per tutti gli 8 anni le medesime condizioni di temperatura, aerazione, luce e salinità dell’acqua. Leggi tutto “Le leggi del caos regolano il plancton”

Un “chip laboratorio” per studiare il cervello

Un gruppo di ricercatori della Johns Hopkins University ha sviluppato un mini laboratorio grande quanto un chip, appositamente progettato per riprodurre la complessità chimica del nostro cervello. Il sistema dovrebbe consentire agli scienziati di capire con maggior precisione il funzionamento delle cellule nervose, nonché la loro capacità di unirsi e fondersi in strutture più complesse che danno poi vita al sistema nervoso vero e proprio.

«Il chip che abbiamo sviluppato consentirà di condurre esperimenti sulle cellule nervose in maniera molto più semplice e rapida» ha dichiarato Andre Levchenko, docente di ingegneria biomedica all’Institute for NanoBioTechnology della Johns Hopkins.
Le cellule nervose stabiliscono in che direzione crescere in base all’ambiente chimico in cui si trovano e agli altri apparati cellulari che le circondano. Il chip, realizzato con una sostanza simile alla plastica e ricoperto di vetro, è dotato di microscopici canali e incavi che consentono ai ricercatori di tenere sotto controllo la composizione chimica dell’ambiente in cui “galleggia” la cellula nervosa. Leggi tutto “Un “chip laboratorio” per studiare il cervello”