Assumono un’importanza particolare le prime immagini inviate dalla Luna dal Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO) della NASA. Le nuove fotografie del suolo lunare giungono a quasi 40 anni esatti dal primo allunaggio nella storia dell’uomo, avvenuto nell’ormai mitica giornata del 20 luglio del 1969.
In orbita intorno alla Luna dallo scorso 23 giugno, LRO fa parte di una nuova missione dell’ente spaziale americano concepita per analizzare con attenzione le caratteristiche del suolo lunare in visione di un possibile ritorno dell’uomo sul satellite naturale intorno al 2020. La sonda è equipaggiata con una Wide Angle Camera ad alta risoluzione e con una Narrow Angle Camera, per cogliere quanti più dettagli possibile sul suolo della Luna.
Il sistema di fotocamere è ormai attivo da alcuni giorni e non ha per ora dato segni di alcun malfunzionamento. Da lassù, LRO ha da poco inviato alla Terra le immagini di un’area ampia alcuni chilometri a est del cratere Hell a sud del Mare Nubium (Mare delle Nubi). Sfruttando il moto della Luna, la sonda sarà in grado nel corso delle prossime settimane di creare un intero catalogo di nuove immagini ad alta definizione.
Le prime immagini inviate servono più che altro per calibrare gli strumenti e verificare che tutto sia in ordine prima di avviare il set fotografico nello spazio. La conferma dell’imminente lancio della missione vera e propria è giunta direttamente da Mark Robinson, uno dei principali responsabili del progetto della NASA, che non ha nascosto di aver passato alcuni giorni in apprensione in attesa di verificare il corretto funzionamento delle ottiche montate sulla sonda:
I primi scatti sono stati effettuati lungo la linea tra il dì e la notte, lasciandoci non poche insicurezze sulla loro effettiva resa. A causa delle ombre molto profonde, la topografia viene esagerata, suggerendo l’esistenza di una superficie scoscesa e poco ospitale. In realtà, l’area è simile alla zona in cui gli astronauti dell’Apollo 16 condussero in tutta sicurezza le loro esplorazioni nel 1972. Queste prime fotografie sono magnifiche, ma la cosa davvero importante è che LRO sia ormai pronto per iniziare la sua missione.
Oltre ai due sistemi per scattare le fotografie del suolo lunare, la sonda LRO sfrutterà numerose altre strumentazioni per condurre molte indagini scientifiche sul nostro satellite naturale. Il Lunar Exploration Neutron Detector andrà a caccia delle concentrazioni di idrogeno e dunque di potenziali depositi di acqua ghiacciata, il Cosmic Ray Telescope for the Effects of Radiation misurerà invece i livelli di radiazione presenti sulla Luna.
Nel corso delle prossime settimane saranno poi attivati: il Lunar Orbiter Laser Altimeter per costruire mappe tridimensionali del suolo lunare; il Diviner Lunar Radiometer Experiment per produrre mappe termiche della Luna, il Miniature Radio Frequency per analizzare meglio i crateri e verificare la possibile presenza di acqua ghiacciata e – infine – il Lyman Alpha Mapping Project che avrà il compito di ricercare in maniera più approfondita le tracce d’acqua sulla Luna.
Nel corso dei prossimi mesi, la fonte notturna di ispirazione di compositori, poeti e uomini di scienza sarà dunque sottoposta a un check-up molto approfondito. Un piccolo passo in orbita, un grande passo verso il ritorno dell’uomo sulla Luna.
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