Fotografati per la prima volta quattro pianeti extrasolari

L'immagine ritrae due pianeti extrasolari ("b" e "c") per la prima volta senza alcuna simulazione grafica
L'immagine ritrae due pianeti extrasolari ("b" e "c") per la prima volta senza alcuna simulazione grafica

Per anni gli astronomi hanno ipotizzato la presenza di pianeti in orbita intorno ad altre stelle. Dopo oltre un decennio di ricerche, per la prima volta sono stati identificati visivamente alcuni pianeti extrasolari. La fondamentale scoperta è stata annunciata dalla rivista scientifica Science, che riporta due lavori di ricerca distinti che hanno portato alla luce le immagini di quattro pianeti in orbita intorno a due stelle. Un passo avanti estremamente importante per lo studio del cosmo, che potrebbe presto aprire la strada a nuove teorie sulla formazione dei pianeti al di fuori del nostro sistema solare.

Fino ad ora, infatti, la presenza degli esopianeti era stata evidenziata solamente da alcuni indizi indiretti come le forze gravitazionali o le oscillazioni nella luminosità delle stelle condizionate dai moti planetari. Nessuno era mai riuscito a “vedere” materialmente un pianeta extrasolare. Grazie all’implementazione delle ottiche di nuova generazione dei telescopi terrestri, in grado di compensare l’effetto di distorsione dell’atmosfera, un gruppo di astronomi guidati da Christian Marois (National Research Council dell’Herzberg Institute of Astrophysics – Canada) è riuscito a identificare tre oggetti nei pressi di una stella lontana 128 anni luce dalla Terra e denominata HR 8799. Un gruppo della University of California di Berkeley è invece riuscito a identificare un esopianeta a circa 25 anni luce dal nostro Pianeta.  

Esopianeta scoperto dal team di Paul Kalas attraverso un'immagine di Hubble (credit: Paul Kalas/UC Berkeley, NASA, ESA)
Esopianeta scoperto dal team di Paul Kalas attraverso un'immagine di Hubble (credit: Paul Kalas/UC Berkeley, NASA, ESA)

Oltre a orbitare intorno a una stella, i quattro oggetti identificati hanno una massa sufficientemente piccola per essere qualificati come pianeti. Stando alle prime rilevazioni, i tre pianeti scoperti da Marois dovrebbero avere una massa tra le cinque e le dieci volte quella di Giove, mentre il pianeta scoperto dall’università di Berkeley dovrebbe essere meno massivo, con una grandezza non superiore a tre volte quella gioviana.  

L’era dell’immagine diretta sembra essere infine arrivata. Grazie alle nuove tecnologie per indagare visivamente il Cosmo, si apre un nuovo territorio di opportunità per gli astronomi di tutto il mondo. I nuovi sistemi consentono la rilevazione di pianeti sufficientemente massivi molto più distanti dalle loro stelle di riferimento, una condizione fondamentale per identificare anche i pianeti extrasolari più remoti.

Analizzando lo spettro delle loro emissioni, gli astrofisici potranno predirne con maggiore precisione la composizione, costruendo un quadro maggiormente preciso sui pianeti esterni al nostro sistema solare. Un passaggio fondamentale anche per comprenderne gli ecosistemi e la loro compatibilità ad ospitare forme primordiali di vita. L’eplorazione continua.

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