Basta un poco di zucchero e la termite non c’è più

Esemplari di Nasutitermes corniger
Esemplari di Nasutitermes corniger

I nidi delle termiti dovrebbero essere un paradiso per i patogeni, sono caldi, umidi ed estremamente affollati, eppure le colonie di questi insetti diventano vittime di gravi epidemie molto raramente. Un piccolo mistero, che ha incuriosito per molto tempo gli entomologi e che sembra essere ora risolto grazie a una nuova recente scoperta.

Un gruppo di ricercatori ha notato che le termiti producono infatti un enzima antimicrobico molto efficace, che viene disperso sui loro corpi e sulle superifici che costituiscono il nido. Il team di scienziati è riuscito a bloccare questo enzima, ottenendo così una valida soluzione per contrastare le infestazioni da termiti. Leggi tutto “Basta un poco di zucchero e la termite non c’è più”

Nessuna comparazione per trovare la casa migliore, le formiche si accontentano

talbipennisI traslochi non sembrano impensierire più di tanto le formiche appartenenti alla specie Temnothorax albipennis. Questi insetti utilizzano infatti un approccio molto pragmatico quando si tratta di dover cambiare formicaio: non confrontano diversi nidi tra loro per trovare il migliore, ma si stabiliscono nella prima dimora che trovano in grado di accogliere tutta la colonia.

Gli esemplari di T. albipennis stabiliscono generalmente i loro nidi tra le fenditure delle rocce, prediligendo ripari asciutti e protetti dai predatori e dalla luce diretta del sole. Sulla base di queste informazioni e di numerose osservazioni, gli entomologi erano giunti alla conclusione che queste formiche selezionassero attentamente il loro prossimo nido – in sostituzione di quello distrutto – affidando una sorta di ricerca comparativa ad alcune esploratrici. In laboratorio i ricercatori avevano infatti notato come le esploratrici visitassero sia un nido di bassa qualità e uno con maggiori pregi prima di operare la loro scelta e stanziarsi nella tana migliore chiamando a raccolta il resto della colonia. Sembrava proprio che le formiche esploratrici fossero in grado di confrontare due potenziali case prima di scegliere. Leggi tutto “Nessuna comparazione per trovare la casa migliore, le formiche si accontentano”

Per le termiti, la sopravvivenza è una questione di famiglia

Reticulitermes speratus (credit: harvard.edu)
Reticulitermes speratus (credit: harvard.edu)

Le famiglie reali ci hanno spesso abituato a scandali da antologia, ma le termiti non sono certo da meno. Quando i due regnanti di un termitaio sono al comando da un po’ di tempo, al re viene la voglia di sperimentare qualcosa di nuovo e inizia ad accoppiarsi con le sue figlie per aumentare il numero di individui nella colonia. Un incesto pericoloso, poiché l’incrocio del medesimo DNA potrebbe portare a un indebolimento del termitaio, al quale le regine di una determinata specie di termiti hanno però posto rimedio.

Stando a una recente ricerca, infatti, la regina si riproduce dando vita a una nuova generazione con il suo stesso identico patrimonio genetico. In un certo senso possiamo dunque dire che quando il re del termitaio si accoppia con le sue figlie sta in realtà avendo un rapporto con la regina, per interposta termite.

Per comprendere la portata della scoperta occorre compiere un piccolo passo indietro. Generalmente, una colonia di termiti inizia a formarsi quando un re e una regina si mettono insieme dopo l’annuale lotta per l’accoppiamento e decidono di dar vita a una famiglia. All’inizio, la coppia reale provvedere alla creazione delle termiti operaie e di quelle soldato, che hanno il delicato compito di creare e mantenere in sicurezza il nido. Quando la colonia è sufficientemente grande, la regina e il re iniziano a produrre alcune termiti con le ali, che potranno dunque abbandonare la famiglia per andare a iniziare una nuova colonia per conto loro. Leggi tutto “Per le termiti, la sopravvivenza è una questione di famiglia”

Perché i ragni non rimangono intrappolati nelle loro ragnatele?

La costruzione di una ragnatela è un impegno molto gravoso per un ragno che, come un provetto artista, impiega interminabili ore per terminare e perfezionare la propria opera d’arte. Ma come fa un ragno a muoversi sulla appiccicosa trappola che ha creato senza rimanere imprigionato?

Impattando contro le ragnatele, gli insetti rimangono intrappolati, invischiati nei filamenti setosi che costituiscono la tela. Per raggiungere le prede, il ragno esce dal proprio nascondiglio e pattina letteralmente sulla ragnatela, senza rimanerne imprigionato. Questo fenomeno è reso possibile grazie alla conformazione delle zampe dei ragni, dotate sulla loro sommità di particolari setole microscopiche ed estremamente dure. Questi minuscoli “pettini” consentono al ragno di muoversi sulla seta senza rimanerne invischiato. Leggi tutto “Perché i ragni non rimangono intrappolati nelle loro ragnatele?”

Afidi, provetti parassiti e muratori kamikaze

Molti di voi lo troveranno difficile da credere, ma anche insetti apparentemente semplici come gli afidi sviluppano una forte collaborazione sociale per il bene delle loro colonie. Per proteggere le loro tane, gli afidi sono in grado di riparare e rigenerare le piante che – loro malgrado – li ospitano, come ha dimostrato una recente scoperta.

Galla contenente afidi (credit: ag.arizona.edu)
Galla contenente afidi (credit: ag.arizona.edu)

Generalmente siamo portati a immaginare gli afidi come semplici parassiti impegnati a trascorrere la loro vita sulle foglie delle piante, dalle quali traggono nutrimento attraverso il rostro del loro apparato buccale. La vita per questi piccoli insetti è invece molto più complicata. Per sopravvivere, infatti, numerose specie devono costruirsi all’interno della pianta che le ospita un riparo in grado di ospitare la loro colonia. Le galle, le tane degli affidi, sono generalmente delle escrescenze che si formano sulle foglie, sui rami, sulle parti superficiali del tronco e che richiedono la costante manutenzione da parte di alcuni esemplari “soldato”.

Nel corso di uno studio su questi insetti condotto nel 2003, il ricercatore Takema Fukatsu (National Institute of Advanced Industrial Science and Technology di Tsukuba – Giappone) e i suoi collaboratori scoprirono come gli afidi soldato della specie Nipponaphis monzeni fossero in grado di svolgere una mansione mai osservata prima: riparare le galle della colonia. Forti eventi climatici o l’intervento di altri insetti ghiotti di vegetali, come i bruchi, possono rompere la membrana delle galle che ospitano le colonie, rendendo così visibili e vulnerabili gli afidi nei confronti dei predatori. Fukatsu osservò che, quando si verifica uno squarcio in una tana, gli afidi soldato si dirigono rapidamente verso il foro e iniziano a colmare la ferita con i loro fluidi vitali, depositando il loro sangue particolarmente ricco di zuccheri. Leggi tutto “Afidi, provetti parassiti e muratori kamikaze”

Un virus è il segreto del veleno delle vespe

Vespa paralizza un bruco (credit: Wikimedia)
Vespa paralizza un bruco (credit: Wikimedia)

Non è una pratica molto piacevole, ma assicura la prosecuzione di numerose specie di vespe. Sono infatti diverse centinaia le specie di vespe che depositano le loro uova all’interno dei bruchi, iniettando nel loro organismo alcune tossine paralizzanti che consentono alla larve delle vespe di cibarsi di chi le ospita senza correre rischi. Per diverso tempo i ricercatori hanno cercato di capire la tipologia e l’origine di queste tossine senza giungere però a nessun risultato significativo. Ora, però, un nuovo studio sembra aver dimostrato come queste tossine derivino da un particolare virus che infettò le vespe milioni di anni fa.

Utilizzando il microscopio elettronico, già nel corso degli anni Settanta un gruppo di ricercatori aveva scoperto alcune caratteristiche delle tossine utilizzate dalle vespe per conferire la paralisi. Considerata la natura dei loro componenti, venne naturale classificarle come virus e chiamarle polidnavirus, una decisione che sollevò un ampio e acceso dibattito nella comunità scientifica.

Successive analisi sulle caratteristiche genetiche rivelarono che le istruzioni per creare i componenti delle tossine erano comuni al DNA di numerose specie di vespe, ma non implicavano la presenza di molecole generalmente utilizzate dai virus per moltiplicarsi e colonizzare un organismo. Alcuni ricercatori giunsero così alla conclusione che non si potesse trattare di un virus “indipendente” dalle vespe, ma di vere e proprie secrezioni codificate geneticamente. Leggi tutto “Un virus è il segreto del veleno delle vespe”