Il segreto dell’equilibrio nei colpi di coda dei gechi

Nonostante le loro famose zampette appiccicose, talvolta i gechi perdono la presa e solo grazie a un vero e proprio colpo di coda evitano cadute rovinose a terra. Queste le conclusioni di un interessante studio biomeccanico recentemente condotto per studiare il comportamento dei gechi.

La coda del “geco comune” (Cosymbotus platyurus) pesa all’incirca un decimo dell’intero corpo dell’animale e, fino ad ora, era stata generalmente liquidata dai biologi come arma di difesa contro i predatori e banale riserva di grasso. Nessuno immaginava, infatti, che la coda di questi animaletti potesse essere così importante per scalare e direzionare il loro movimento. Non lo aveva immaginato nemmeno Robert Full, che nel suo laboratorio alla University of California (Berkeley – USA) aveva condotto numerosi esperimenti per studiare la strategia di arrampicata dei gechi. Nel corso di tutti i test, la coda era risultata completamente inutile per la buona riuscita di una scalata, almeno secondo Full.

Il ricercatore fu costretto a ricredersi, però, quando si trattò di costruire una serie di robot in grado di imitare i movimenti e le strategie di arrampicata dei gechi: senza la coda, gli automi perdevano inesorabilmente l’equilibrio, sfracellandosi impietosamente a terra. Determinato a risolvere il rompicapo, Full tornò a studiare l’arrampicata dei piccoli rettili. Leggi tutto “Il segreto dell’equilibrio nei colpi di coda dei gechi”

Una valanga su Marte

Valanga di neve al polo nord di Marte [credit: NASA.gov]

Una enorme nube formata da ghiaccio e detriti rocciosi precipita sul pendio di una montagna di Marte. La suggestiva immagine è stata catturata dalla sonda Mars Reconnaissance Orbiter (MRO) durante uno dei suoi passaggi sul polo nord del pianeta il 19 febbraio scorso.
Una enorme massa di ghiaccio si è distaccata improvvisamente da una cresta ghiacciata (sulla sinistra) per poi precipitare per circa 700 metri verso la valle sottostante, caratterizzata dal tipico colore rosso scuro del pianeta. Precipitando, il ghiaccio si è frantumato in grani estremamente piccoli, simili a quelli che compongono la sabbia.

Un fenomeno così particolare non era mai stato osservato su Marte. Secondo gli astrofisici della missione Mars Reconnaissance Orbiter (MRO), il curioso evento potrà fornire importanti informazioni sull’evoluzione dei poli marziani e sulle “migrazioni” di ghiaccio sul suolo del pianeta rosso. Talvolta anche una sonda riesce a trovarsi nel posto giusto, al momento giusto…

Perché la sabbia umida sembra più scura di quella asciutta?

Camminando lungo la battigia, si vede subito dove le onde arrivano a lambire la spiaggia: la sabbia più umida e compatta risulta infatti più scura alla vista. Al senso comune, questo fenomeno sembra quasi inspiegabile. Dopotutto, la sola differenza fra sabbia bagnata e asciutta è che una ha una sorta di “rivestimento” d’acqua. E perché mai un liquido trasparente dovrebbe far sembrare la sabbia tanto più scura?

La risposta non ha nulla a che vedere con la purezza dell’acqua. Anche utilizzando l’acqua più pura, distillata e limpida del mondo sulla sabbia pulita e asciutta il risultato sarà lo stesso.
L’acqua tende a scurire la sabbia perché ne maschera i singoli granelli che la costituiscono. Da bagnati, questi hanno una minore tendenza a riflettere la luce. Anziché venire riflessa, essa viene assorbita e, quanta più ciò accade, tanto più scura sembra la sabbia. Al contrario, quanta più luce viene riflessa, tanto più chiara e bianca appare la sabbia. In un giorno di sole splendente, la sabbia al di sopra del segno di marea può risultare perfino abbacinante. Merito della polvere delle conchiglie, finemente tritate dal costante moto ondoso. Leggi tutto “Perché la sabbia umida sembra più scura di quella asciutta?”

L’arco nella bocca delle salamandre

L’animale più forte del mondo potrebbe essere la salamandra, almeno secondo un recente studio.

In poche frazioni di secondo, le salamandre riescono a catturare le prede grazie al loro particolare apparato buccale [credit: Stephen M. Deban]Alcune specie di salamandra possono estrarre la lingua con una tale rapidità da fare immaginare ai ricercatori che l’operazione non possa essere svolta utilizzando i soli muscoli dell’animale. Le salamandre utilizzano la loro lingua per catturare gli insetti al volo, per poi ritrarla rapidamente e godere del pasto appena cacciato. Partendo da questo presupposto, i ricercatori della University of South Florida hanno analizzato il comportamento di questi anfibi, rilevando una curiosa particolarità.
Le salamandre devono il loro “colpo di lingua” mortale a un vero e proprio meccanismo balistico, una parabola che consente di lanciare colpi precisi ed estremamente potenti. Banalizzando molto, è come se questi animali possedessero un arco nella loro bocca in grado di lanciare frecce con una precisione estrema. Leggi tutto “L’arco nella bocca delle salamandre”

I pipistrelli primitivi non vedevano al buio

Una delle caratteristiche più note dei pipistrelli è la loro capacità di “vedere” nella completa oscurità grazie a un sofisticato sistema di ecolocalizzazione, basato sull’emissione e la rilevazione della rifrazione degli ultrasuoni. Partendo da questo dato acquisito, da tempo gli scienziati cercavano di capire se la peculiarità dei pipistrelli si fosse sviluppata prima o dopo la loro evoluzione verso il volo. Una recente scoperta potrebbe finalmente dare una risposta a questo interrogativo.

Il fossile di Onychonycteris finneyi, vissuto 52 milioni di anni faLa scoperta di un nuovo fossile, resa nota nel corso del meeting annuale della Society of Vertebrate Paleontology e recentemente pubblicata sulla rivista scientifica Nature, suggerisce che i pipistrelli abbiano prima imparato a volare e poi a utilizzare l’ecolocalizzazione. I paleontologi sono giunti a questa conclusione osservando attentamente il reperto fossile, focalizzando la loro attenzione sul cranio del piccolo mammifero volante. Leggi tutto “I pipistrelli primitivi non vedevano al buio”

Il parassita che trasforma le formiche in frutta

Sfruttando le risorse degli altri esseri viventi, i parassiti crescono e prosperano alle spese dei loro ospiti, spesso ridotti in una vera e propria schiavitù inconsapevole da cui è estremamente difficile liberarsi. Compiendo una serie di test su una particolare specie di formiche, un gruppo di ricercatori ha scoperto un’ingegnosa strategia messa in atto da alcuni parassiti per garantire la sopravvivenza delle loro generazioni.

credit: Steve YanoviakGli scienziati hanno identificato un microscopico verme in grado di infestare l’apparato digerente della Cephalotes atratus, una particolare specie di formica gigante capace di planare – grazie alla conformazione delle zampe posteriori – in caso di accidentali cadute da tronchi e arbusti. Quando i minuscoli parassiti invadono questi insetti, la parte terminale del loro addome gonfia considerevolmente acquisendo una colorazione che vira al rosso. La trasformazione causata dai piccoli vermi non è certo casuale.

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